Master 1° Livello

MASTER DI I LIVELLO

POLITICA MILITARE COMPARATA DAL 1945 AD OGGI

Dottrina, Strategia, Armamenti

Obiettivi e sbocchi professionali

Approfondimenti specifici caratterizzanti le peculiari situazioni al fine di fornire un approccio interdisciplinare alle relazioni internazionali dal punto di vista della politica militare, sia nazionale che comparata. Integrazione e perfezionamento della propria preparazione sia generale che professionale dal punto di vista culturale, scientifico e tecnico per l’area di interesse.

Destinatari e Requisiti

Appartenenti alle Forze Armate, appartenenti alle Forze dell’Ordine, Insegnanti di Scuola Media Superiore, Funzionari Pubblici e del Ministero degli Esteri, Funzionari della Industria della Difesa, Soci e simpatizzanti dell’Istituto del Nastro Azzurro, dell’UNUCI, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, Cultori della Materia (Strategia, Arte Militare, Armamenti), giovani analisti specializzandi comparto geostrategico, procurement ed industria della Difesa.

Durata e CFU

1500 – 60 CFU. Seminari facoltativi extra Master. Conferenze facoltative su materie di indirizzo. Visite facoltative a industrie della Difesa. Case Study. Elettronic Warfare (a cura di Eletronic Goup –Roma). Attività facoltativa post master

Durata e CFU

Il Master si svolgerà in modalità e-learnig con Piattaforma 24h/24h

Costi ed agevolazioni

Euro 1500 (suddivise in due rate); Euro 1100 per le seguenti categorie:

Laureati UNICUANO, Militari, Insegnanti, Funzionari Pubblici, Forze dell’Ordine

Soci dell’Istituto del Nastro Azzurro, Soci dell’UNUCI

Possibilità postmaster

Le tesi meritevoli saranno pubblicate sulla rivista “QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO”

Possibilità di collaborazione e ricerca presso il CESVAM.

Conferimento ai militari decorati dell’Emblema Araldico

Conferimento ai più meritevoli dell’Attestato di Benemerenza dell’Istituto del Nastro Azzurro

Possibilità di partecipazione, a convenzione, ai progetti del CESVAM

Accredito presso i principali Istituti ed Enti con cui il CESVAM collabora

Contatti

06 456 783 dal lunedi al venerdi 09,30 – 17,30 unicusano@master

Direttore del Master: Lunedi 10,00 -12,30 -- 14,30 -16

ISTITUTO DEL NASTROAZZURRO UNIVERSITA’ NICCOL0’ CUSANO

CESVAM – Centro Studi sul Valore Militare www.unicusano.it/master

www.cesvam.org - email:didattica.cesvam@istitutonastroazzurro.org

America

Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

America Centrale

America Centrale

Medoto di ricerca ed analisi adottato

Vds post in data 30 dicembre 2009 su questo stesso blog seguento il percorso:
Nota 1 - L'approccio concettuale alla ricerca. Il metodo
adottato
Nota 2 - La parametrazione delle Capacità dello Stato
Nota 3 - Il Rapporto tra i fattori di squilibrio e le capacità dello
Stato
Nota 4 - Il Metodo di calcolo adottato

Per gli altri continenti si rifà riferimento a questo blog www.coltrinariatlanteamerica.blogspot.com per la spiegazione del metodo di ricerca.

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domenica 10 marzo 2024

Canada. The Military Balance 2018 Le Capacità militari 2017

 Capabilities Canada’s armed forces are focused principally on territorial defence, as well as contributing important capabilities to international missions, principally through NATO. 

The 2017 defence review reaffirmed commitments to NATO, but also to modernising capabilities, including cyber power. Canada operates a volunteer force with high standards of training. The review promised to increase regular and reserve forces, with particular enhancements in the areas of cyber and intelligence. Deployments, although relatively small scale, underscore a determination to maintain a power-projection capability and international engagement. Canada’s leadership of a NATO battlegroup in Latvia highlights a continuing capability to deploy mediumsized land formations. It has also contributed to NATO’s airpolicing mission. Meanwhile, the deployments of frigates and submarines to the NATO theatre and the Pacific demonstrate continuing blue-water naval capabilities. 

The 2017 review pledged to finally deliver on a range of delayed procurements aimed at making the services more suitable to future operations. It raised the target for a new-generation fighter to 88 aircraft, but a trade dispute with Boeing saw Canada turn to Australia to purchase second-hand F/A-18s to supplement its current fleet. In October 2018, the government selected the Lockheed Martin-led consortium and its BAE Systems Type-26 frigate design as the preferred bidder for Canada’s future surface combatant. Canada maintains a well-developed range of mainly small and medium-sized defence firms. 

The strongest sector is in combat vehicles and components, though the naval sector has recently developed. ACTIVE 66,600 (Army 23,000 Navy 8,300 Air Force 12,000 Other

giovedì 29 febbraio 2024

Yhe MIlitary Balance 2018. Capitolo III Indice Nord America

 The 2018 Nuclear Posture Review committed to nuclear modernisation, including development of low

yield warheads for SLBMs and, in the longer term, a modern nuclear-armed sea-launched cruise missile.  

Pentagon efforts to partner with Silicon Valley and technology firms to accelerate innovation have met some opposition from the sector, including refusal by Google staff to participate in the Project Maven AI initiative.  

The US army is fielding specially trained Security Force Assistance Brigades to provide trainers, advisors and mentors to partner other nations’ forces. It continues to balance the requirements of ongoing missions with the reorientation to traditional tasks, also improving its combat-training centres and hastening their reorientation to high-end combat.  

The US Air Force continues to face the challenge of an ageing inventory combined with the lower pace of delivery of replacement types. USAF chiefs are advocating an expanded number of operational squadrons: the target mentioned is 386 by 2030.  

Any question of whether the Pentagon wanted to sustain two combat aircraft manufacturers (Lockheed Martin plus one other) appears to have been resolved with Boeing picking trainer, tanker UAV, and helicopter orders that will help sustain its military business. 

 The US Navy continues to try to balance rebuilding readiness with achieving early progress towards increasing platform numbers to achieve a 355-ship battle force target. 

 After delays, Canada announced that a consortium led by Lockheed Martin (with the UK Type-26 design) was the preferred bidder for its Canadian Surface Combatant program

martedì 20 febbraio 2024

sabato 10 febbraio 2024

Antonio Trogu. Paesi del club dell'atomo. Stati Uniti

 


Gli USA sono stati i primi a dotarsi di un programma nucleare e gli unici a impiegare i due ordigni atomici della storia. Nel 1965, nel pieno della guerra fredda, l'arsenale americano ha raggiunto il suo massimo, con ben 32mila armi disponibili. Questo numero è poi progressivamente diminuito, fino a registrare quota settemila nel 2012, di cui 2.300 pronte per essere utilizzate, e 4500 nel 2016, di cui 1500 in attesa di dismissione. Alcune di queste sono schierate nelle basi militari stanziate in paesi stranieri, tra i quali l'Italia[1]. Nonostante tale riduzione gli Stati Uniti,insieme alla Russia, mantengono la leadership per percentuali di ordigni nucleari in dotazione. Secondo gli esperti, dall'inizio del 1945 al 1990, anno che segna la fine della guerra fredda, gli Stati Uniti hanno prodotto circa 70mila testate nucleari, spendendo una somma corrispondente a circa 8 trilioni di dollari. Tuttavia, nonostante la volontà dell'Amministrazione americana di ridurre i propri armamenti nucleari, il Governo sosterrà nei prossimi 30 anni numerose spese per rinnovare quelli esistenti.

Ma vi sono anche altre spese strettamente legate agli armamenti nucleari, a causa dei vecchi poligoni dove sono state testate, dei siti di stoccaggio e delle strutture per la produzione e la ricerca. Non da ultimo come conseguenza della corsa agli armamenti che ha portato allo sviluppo e produzione di migliaia di testate nucleari, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha dovuto iniziare ad occuparsi della bonifica e dello stoccaggio di tonnellate di scorie radioattive. Si puo’ affermare senza tema di smentite che se il costo per la produzione di armi nucleari negli Stati Uniti è cresciuto rapidamente e continua a crescere, quello per lo smaltimento dei rifiuti e delle componenti di scarto non e’ da meno. Il compito è affidato al DoE [2], lo stesso dipartimento che gestisce la produzione di tutta l’energia del Paese,  compresa appunto l’energia nucleare, e ciò che lascia alle sue spalle ovvero l’aspetto potenzialmente più nocivo; immagazzinamento  e trattamento di oltre 90 milioni di litri di rifiuti radioattivi e pericolosi situati in più di 240 grandi serbatoi sotterranei; trattamento di milioni di metri cubi di suolo e oltre 1 miliardo di galloni di acque sotterranee, smaltimento di tonnellate di combustibile nucleare e di materiali come uranio altamente arricchito e plutonio.

Il processo, oltre che complesso e in alcuni casi pericoloso, richiederà ancora molti anni per essere terminato e non esclude un aumento dei costi previsti.



[1] Previsto dal programma congiunto di condivisione nucleare dell’Alleanza Atlantica

[2] Il Dipartimento dell'Energia gestisce le infrastrutture nucleari degli Stati Uniti

mercoledì 31 gennaio 2024

Antonio Trogu. Contrapposizione USA ed URSS nella corsa al Nucleare

 

Contrapposizione USA e URSS nella corsa al nucleare

Tra il 1946 e il 1958 gli Stati Uniti provocarono decine di esplosioni nucleari nell'atollo di Bikini.  La guerra fredda era ormai inequivocabilmente cominciata e i sovietici non tardarono a compensare il gap che li separava dagli americani. Nel 1949 l’URSS sperimentò la sua prima bomba atomica nel poligono siberiano nucleare di Semipalatinsk, nei pressi della città chiusa di Kurchatov.

 Inizia a questo punto una corsa al rilancio, sul piano tecnologico, che andrà avanti, ufficialmente, fino alla caduta del muro di Berlino, ma che in realtà continua tutt’ora. Nell'immediato dopoguerra l'arma atomica fu acquisita da tutte le principali potenze mondiali (Regno Unito - 1952, Francia - 1960, Cina - 1964), inoltre le armi nucleari divennero sempre più complesse dando origine ad una varietà di ordigni.

Ma la vera “rivoluzione” si sarebbe avuta coniugando il potenziale distruttivo della bomba all’idrogeno (bomba H, o “termonucleare”) all’invulnerabilità di un missile balistico, il quale avrebbe aggirato qualunque difesa contro-aerea colpendo inevitabilmente il bersaglio, con danni pressoché incalcolabili, determinando quindi una distinzione “qualitativa” tra armi nucleari e armi convenzionali.

Ma una prima avvisaglia sui potenziali pericoli circa l'impiego di armi nucleari c'era già stata durante la guerra di Corea, quando il generale MacArthur aveva cercato inutilmente di far accettare la sua proposta di utilizzare l'atomica sulla Cina. Intanto nuove armi nucleari, come la temuta bomba all'idrogeno, erano diventate realtà; l'Unione Sovietica nell’agosto del 1953, fece esplodere per prima nell’atmosfera due bombe all’idrogeno,di potenza limitata a 400 kilotoni. Gli Stati Uniti fra il febbraio ed il maggio 1954 effettuarono sei esplosioni sperimentali di bombe all’idrogeno già provate in laboratorio nel 1952, la prima di queste aveva una potenza di 15 megatoni.[1]

I successivi avvenimenti geopolitici, culminati con l'episodio della Baia dei Porci (1961), in cui un gruppo di esuli cubani finanziati dalla CIA tentò di invadere l'isola di Cuba fecero precipitare i rapporti tra le superpotenze USA e URSS, tanto che il presidente John Fitzgerald Kennedy, in un discorso alla nazione americana del 6 ottobre 1961, raccomandò vivamente alla popolazione di procedere celermente alla costruzione di rifugi antiatomici, non potendo lo Stato farsi carico della salvezza e della protezione di ogni singolo cittadino. Egli stesso ebbe il proprio bunker personale, localizzato a Peanut Island, nella contea di Palm Beach in Florida. Sempre nello stesso anno l'URSS, peraltro, aveva fatto esplodere una bomba all'idrogeno con un potenziale superiore di quasi cinquemila volte all'atomica sganciata su Hiroshima.

2.2. Armi nucleari tattiche e guerra nucleare limitata

La mancanza di volontà di utilizzare armi nucleari strategiche (ovvero con effetti distruttivi pressoché incalcolabili) in caso di attacco sovietico contro gli alleati europei, combinata alla necessità di rassicurare comunque questi ultimi sulla disponibilità degli americani a far ricorso al proprio arsenale nucleare, qualora il loro territorio fosse stato attaccato, spinse gli Stati Uniti ad elaborare armi e strategie per una guerra nucleare limitata. È in quest’ottica che vennero sviluppate le armi nucleari tattiche (o “da teatro”, o “da campo di battaglia”); armi a corto raggio dal potenziale distruttivo più contenuto rispetto a quelle strategiche. La seconda metà degli anni ’50 vide l’ascesa e subito dopo il declino (almeno sul piano concettuale) di questo orientamento: il valore eminentemente difensivo attribuito inizialmente a queste armi, che sarebbero state utilizzate contro i contingenti nemici prossimi ad invadere i Paesi alleati, venne successivamente messo in discussione dalla considerazione che proprio il nemico avrebbe potuto utilizzarle invece in maniera offensiva per aprire la strada alle sue truppe; inoltre l’argomento secondo il quale il ridotto potenziale distruttivo di queste armi le avrebbe rese idonee ad essere utilizzate senza eccessivi danni per i civili apparve subito discutibile. Il potenziale distruttivo e soprattutto gli effetti ritardati erano troppo devastanti perché potessero essere utilizzate come armi convenzionali “un po’ più potenti”, in particolare nelle aree densamente popolate dell’Europa occidentale coinvolte da una eventuale invasione sovietica. La distinzione tra armi nucleari strategiche e tattiche, se pure interessante sul piano teorico, si rivelava di fatto irrealizzabile sul piano pratico. Le armi tattiche tuttavia continuarono ad essere protagoniste del dibattito nucleare per i decenni successivi sostanzialmente per due motivi: 1) anche i sovietici avevano sviluppato un loro programma di armi nucleari tattiche, quindi, non fosse altro che per ragioni di equilibrio, era opportuno mantenerle; 2) rappresentavano comunque la garanzia, per gli alleati europei, dell’intenzione degli Stati Uniti a far ricorso al proprio arsenale nucleare per difenderli.

Il problema che a questo punto si presentò  agli strateghi nucleari per tutti gli anni ’50, fu il seguente: se un attacco con armi nucleari fosse effettivamente accettabile qualora in grado di distruggere le capacità di rappresaglia nucleare del nemico; cosa succede se ciò non avviene e ci si espone alla rappresaglia potenzialmente devastante di quest'ultimo? Ecco che l’ipotesi dell’attacco preventivo, volto a distruggere a terra le forze di rappresaglia nemiche, non appare più attuabile.  La rincorsa, da parte di entrambe le super-potenze, al raggiungimento di una supremazia nelle armi di “primo colpo”, accompagnata dalla paura reciproca che “l’altra” potesse raggiungerla per prima, rendevano pericolosamente aleatorio il controllo effettivo di un confronto nucleare a distanza. In caso di squilibrio a vantaggio di una delle due parti, il rischio di utilizzo del proprio arsenale nucleare di “primo colpo” sarebbe diventato concreto. La super-potenza che avesse raggiunto la supremazia avrebbe potuto sfruttare il vantaggio, quella rimasta indietro avrebbe cercato di “bruciare sul tempo” il nemico con un attacco preventivo, impedendogli così di avvalersi del vantaggio raggiunto. Che questa logica, molto cinica, potesse condurre i due contendenti, “loro malgrado”, ad uno scontro nucleare, fece emergere prepotentemente l’importanza del concetto di stabilità e di stallo nucleare, in virtù del quale entrambe le potenze dovevano possedere armi di rappresaglia invulnerabili. In sostanza, il possesso di armi di rappresaglia invulnerabili costituiva paradossalmente la garanzia di sicurezza e, pertanto, “tranquillizzare” il nemico circa l’invulnerabilità del suo arsenale di rappresaglia nucleare era importante tanto quanto assicurarsi l’invulnerabilità del proprio arsenale (un nemico “tranquillo” è un nemico meno pericoloso).

 



[1] Ennio Di Rolfo Storia delle relazioni internazionali: II. Gli anni della guerra fredda 1946-1990 Edizioni Laterza

 

sabato 20 gennaio 2024

Un Treno chiamato "Maya".

Materiali per Tesi


In Messico un progetto per lo sviluppo della industria estrattiva e come conseguenza anche possibilità di sviluppo turistico

Progetto controverso del Presidente Obrador che non si può ripresentare alle presidenziali del giugno 2024 per limite dei due mandati. 

 Fonte Luis Reygada, Un treno chiamato Maya, in Le monde diplomatique, n 1  Anno XXXI, gennaio 2024, 

 CESVAM  EMEROTECA 

mercoledì 10 gennaio 2024

Rivista QUADERNI, Anno LXXXIV,. Supplemento XXX,, 2023, n.3, Luglio - Settembre 2023, 29° della Rivista


La rivista può essere chiesta a segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org


 

domenica 31 dicembre 2023

mercoledì 20 dicembre 2023

domenica 10 dicembre 2023

Tesi di Laurea Bibliografia Fonti


Può essere utile consultare il Fondo Coltrinari (1200 Volumi orientati sui master attivati)presso la Biblioteca UNICUSANO presso la Biblioteca della UNICUSANO. IT

La biblioteca online è fruibile gratuitamente dall’Ateneo collegandosi al Wi-Fi interno.Qualora si intenda collegarsi dall’esterno è necessario inviare una mail all’indirizzo: biblioteca@unicusano.it specificando:

  1. Cognome
  2. Nome
  3. Facoltà  (MASTER politica militare comparata) ( oppure Storia militare contemporanea) ( oppure Terrorismo ed antiterrorismo internazionale)
  4. Username accesso portale Sophia
  5. Matricola
Ulteriori indicazioni in merito: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

giovedì 30 novembre 2023

Istituto del Nastro Azzurro. La Medaglia del Centenario 1923 - 2023


La Medaglia presenta nel dritto una composizione che vuole immolare quei caratteri e simboli celebrativi e risorgimentali sottolineando il senso del Valore Militare. In esso si racconta il momento epico per un militare, La Medaglia ricevuta per il valore militare dimostrato, che viene compiuto con l’intervento della Dea Roma che gli porge la Medaglia stessa. Il  militare premiato rappresenta simbolicamente l’Ardito, facendo riferimento ad Ettore Viola, uno dei fondatori dell’Istituto del Nastro Azzurro. Questa scena scultorea viene racchiusa in una cornice simbolica i cui particolari inquadrano il luogo della scena della città di Roma, con i suoi monumenti: Vittoriano, Campidoglio, Colonna Traiana. In alto lo stemma araldico dell’Istituto del Nastro Azzurro ripetuti nella parte inferiore ove troviamo in esergo la scritta “Centenario dell’Istituto del Nastro Azzurro” Il Dritto termina con la scritta al centro in caratteri romani “Roma 1923 -2023”

 Il rovescio sinteticamente rappresenta l’immagine della Medaglia al Valore Militare, oggi in uso.

Realizzata in Bronzo dallo scultore-incisore Michele-Monaco ha un diametro di 8 centimetri, realizzata in 300 copie, in cofanetto. Può essere chiesta a: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org   Cellulare 351 796 8406



 

lunedì 20 novembre 2023

Terrorismo ed Antiterrorismo. Fonti

 

BIBLIOGRAFIA

·      Atlante geografico metodico De Agostini, Libreria Geografica – Geo4Map, Novara, 2022

·      Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, Decima edizione, Associazione 46° Parallelo, Grafiche Garattoni, Rimini, 2021

·      G. CHALIAND, A. BLIN, a cura di, Storia del terrorismo, Dall’antichità ad Al Qaeda, titolo originale Histoire du terrorisme, De l’Antiquitè à Al Quaida, traduzione di Daniele Rocca, UTET libreria, Albairate (MI), 2007

·      R. RAZZANTE, Comprendere il terrorismo, Spunti interpretativi di analisi e metodologie di contrasto al fenomeno, Pacini Editore, Pisa, 2019

·      G. SPADAFORA, Antiterrorismo, Dalla storia alla figura del Security Manager, Dario Flaccovio Editore, Palermo, 2017

·      A. ORSINI, Isis, I terroristi più fortunati del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli, Rizzoli, Milano, 2017

·      A. ORSINI, L’Isis non è morto, ha solo cambiato pelle, Rizzoli, Milano, 2018

·      L. IPPOLITO, a cura di, Che cos’è l’ISIS, Il Califfo, i suoi eserciti, la sua ideologia, perché non possiamo restare indifferenti, Corriere della Sera, RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Media, Milano, 2015

·      L. VIDINO, F. MARONE, E. ENTENMANN, Jihadista della porta accanto, Radicalizzazione e attacchi jihadisti in Occidente, titolo originale Fear Thy Neighbor. Radicalization and Jihadist Attacks in the West, ISPI, 2017, traduzione di Silvia Carenzi, Ledizioni LediPublishing, Milano, 2017

·      A. BAUSANI, L’Islam, Una religione, un’etica, una prassi politica, Garzanti Editore, Milano, 2011

·      D. DELL’ORCO, Non chiamateli Kamikaze, Dai Cavalieri del Vento Divino ai tagliagole dell’Isis, Giubilei Regnani Editore, Roma – Cesena, 2017

 

SITOGRAFIA

·      P. ORIZIO, Terrorismo all’arma bianca, AnalisiDifesa, Magazine On-Line, 2017, consultabile al link https://www.analisidifesa.it/2017/06/terrorismo-allarma-bianca/

·      G. LA ROCCA, A. MARRONE, Spazio: nuove strategie per la difesa italiana in Europa, Istituto Affari Internazionali, Rivista On-Line, 2022, consultabile al link https://www.affarinternazionali.it/spazio-difesa-italia-europa/

·      IS, Non smetteremo mai di combattervi, al lavoro o nelle vostre case, video consultabile al link https://www.youtube.com/watch?v=egywDlwkcEY

·      D. SHADNIA, A. NEWHOUSE, M. KRINER, A. BRADLEY, Case Study in Neo-Fascist Accelerationist Coalition Building Online, in italiano Caso di studio nella costruzione online di una coalizione accelerazionista neofascista, Tech Against Terrorism, 2022, consultabile al link https://www.techagainstterrorism.org/wp-content/uploads/2022/06/CTEC__TAT-Accelerationism-Report-.pdf

·      A. ORSINI, Gli attentati dell’Isis in Europa occidentale. Un’interpretazione sociologica, Roma Tre-Press Pubblicazioni On-line, Università degli Studi Roma Tre, anno VIII, n. 3, 2018, consultabile al link https://romatrepress.uniroma3.it/wp-content/uploads/2020/01/Gli-attentati-dell%E2%80%99Isis-in-Europa-occidentale.-Un%E2%80%99interpretazione-sociologic.pdf

·      F. CASCINI, A. CALANDRO, N. GIORDANO, G. LA SCALA, S. PARISI, M. QUATTROMANI, G. SIMONE, P. SPAMPANATO, D. SCHIATTONE, La radicalizzazione del terrorismo islamico, elementi per uno studio del fenomeno di proselitismo in carcere, Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Istituto Superiore di Studi Penitenziari, Quaderni ISSP n. 9, 2012, consultabile al link https://www.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/radicalizzazione__del__terrorismo_islamico.pdf

·      Report Contrasto al terrorismo internazionale, con particolare riferimento al fenomeno dei foreign fighters, Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale, rivista trimestrale, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Vol. LXXIV n. 4, 2019, consultabile al link https://www.esteri.it/mae/resource/doc/2020/04/sioi_reportterrorismo.pdf

·      R. ALCARO, La lotta al terrorismo dopo l’11 settembre, Principali iniziative degli USA e dell’UE, Prospettive per la cooperazione transatlantica, servizio affari internazionali del Senato della Repubblica Italiana, XIV legislatura, 2005, estratto tramite l’Istituto Affari Italiani, consultabile al link https://www.iai.it/sites/default/files/pi_a_c_014.pdf

·      L. VIDINO, F. MARONE, The Jihadist Threat in Italy, in italiano La minaccia Jihadista in Italia, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, pubblicazione Analysis n. 318, 2017,  consultabile al link https://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/analisi318_vidino-marone.pdf

·      L. VIDINO, Il Jihadismo autoctono in Italia, nascita, sviluppo e dinamiche di radicalizzazione, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Milano, 2014, pubblicazione consultabile al link 

https://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/il_jihadismo_autoctono_in_italia.pdf

·      UN - Security Council – Counter – Terrorism Commitee (CTC), consultabile al link https://www.un.org/securitycouncil/ctc/content/about-us-0

·      https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/le-nuove-forme-di-conflitto-nellera-globale/

 

 

 

venerdì 10 novembre 2023

Destrutturazione e massimalismo

 


Ten. Cpl. Art. Pe. Sergio  Benedetto  Sabetta

 

“La fine della storia siamo noi europei imbambolati nella nostra civiltà “gentile” mentre fuori la foresta brucia. La villa nella giungla si congratula con sé stessa mentre la giungla dilaga nella villa” ( 8, Editoriale, in Limes “La Guerra Continua”, 1/23)

            Come è stato più volte sottolineato in questi anni, la pandemia è stata un detonatore che ha portato all’esplosione delle tensioni nascoste, subissate dalla quotidianità sia in ambito nazionale che internazionale, ultimo caso è la polemica in atto, in questi giorni, sulla nuova motorizzazione elettrica da imporre nell’U.E. entro il 2035.

            Ad una prima fase, nella primavera del 2020, di unità, dando un’agenda politica dove non esisteva e creando uno slancio emotivo unitario, è subentrata una fase di scontri di interessi, di emergere di malesseri nascosti, di sfruttamento economico-speculativo delle possibilità date dall’affluire delle risorse per il rilancio dell’economia, dalle necessità urgenti da risolvere, piegandole ai propri interessi sotto la bandiera umanitaria della necessità a cui rispondere.

            Come in tutti i momenti di crisi sistemici una delle risposte è stata l’esternalizzazione delle idee, trasformate in fede ideologica totalizzante, massimalismi che si sono affermati in tutti i campi, da quello politico a quello economico-naturalista.

            Esempi storici nell’età moderna sono numerosi, se si pensa ai casi maggiori delle Rivoluzioni Inglese del XVII secolo, Francese del XVIII secolo e Russa del XX secolo, dove la Rivoluzione portò a posizioni estremiste, fino, in molti casi, a eliminare alcuni dei suoi stessi artefici.

            Attualmente in questa riformulazione del mondo globale e dei suoi rapporti interni, stiamo assistendo alle estremizzazioni delle nuove ideologie nate dalle necessità storiche  dell’inizio del XXI secolo, conseguenze della esponenziale crescita tecnologica unita all’esplosione demografica.

            Come in tutte le crisi si innesta immediatamente un aspetto speculativo insito nell’essere umano, quale accumulatore di risorse in termini di potere.

            Si è più volte evidenziato che la tecnologia non è di per sé asettica, essa è una manifestazione ed esercizio di potere, il suo sviluppo può quindi essere direzionato, come diffuso o concentrato, anche se non immediatamente evidente, magari presi come siamo dall’euforia.

            La stessa transizione ecologica può diventare una fonte di speculazione e potere, agendo sulla necessità del cambiamento non si ha la visione del rapporto breve termine/lungo termine, si suggeriscono o impongono comportamenti e azioni che dagli immediati proclami di vittoria si risolvono, nel lungo periodo, in nuovi problemi se non disastri, economici ed ecologici.

            Il Living Planet Report 2022 parla di una diminuzione media della fauna selvatica tra il 1970 e il 2018 del 69%, con punte del 94% in America Latina e Caraibi, mentre dati peggiori riguardano le specie d’acqua dolce che in 50 anni hanno subito una riduzione media dell’83%, noi non possiamo fare a meno della Terra, anche se talvolta ci raccontano di possibili colonizzazioni di lontani pianeti, ma la Terra può fare a meno di noi.

            Ci si concentra prevalentemente dove vi è la possibilità industriale di una nuova produzione, proponendo attività che si risolvono semplicemente in scostamenti delle aree di inquinamento e squilibri economici, senza una valutazione di impatto o tacendone parte dei risultati.

            Nella realtà, non detta, in molti casi quello che interessa è semplicemente creare nuovi mercati, senza considerare le conseguenze ultime nella loro gestione, basti pensare al problema della plastica che non è risolto alla fonte ma scaricato alla foce sui consumatori, promettendo un recupero totale impossibile e non solo parziale.

            Ma anche sul piano economico e geo-strategico la destrutturazione può condurre a visioni massimaliste e non prudenziali, quasi profetiche, affascinanti ma pericolose nel lungo termine, foriere di improvvisi risvegli.

            Come si tendono a tacere gli aspetti strategici ed economici delle nuove tecnologie ecologiste che si vogliono sviluppare, così si è propagata negli anni ’90 una visione edulcorata del nuovo millennio, dove interventi armati asettici, crescita economica infinita, una illusione di libertà assoluta, hanno indotto a non volere prendere in esame i segnali delle nuove conflittualità latenti.

            Possiamo quindi immaginare l’entusiasmo con cui la maggioranza giovane e povera dell’umanità segue le battaglie del Donbass, da cui importa solo crisi. Soprattutto fame. O come abbia valutato la nostra scompigliata reazione alla tragedia del Covid – per i caoslandesi, specie africani, una epidemia tra le altre. Semmai blanda. Né stupisce che costoro valutano il nostro recente ecologismo tutt’altro che ecumenico, giacché la “decarbonizzazione” li condurrebbe al sottosviluppo. Per i cinesi e russi occasione unica per penetrare l’ex Terzo Mondo, che considera gli occidentali nella migliore ipotesi disinteressati alla sua sorte, nella peggiore neocolonialisti viziosi”. (13-15, Editoriale, Il Resto del Mondo siamo noi, in Limes – La Guerra Grande, 7/22).

            Vi è sempre una possibile doppia visione di ciascun fenomeno, a seconda del punto di vista che può essere quello economico o culturale, circostanza che induce talvolta a considerare negativamente il nostro agire, anche in rapporto dei risultati tra breve e lungo periodo.

 

 

 

 

           

martedì 31 ottobre 2023

Parresia, ovvero "Dire il vero"

 


Ten. Cpl Art. Pe. Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            Nell’attuale fase storica dove dalla globalizzazione informe dei principi e valori schiacciati sull’unico valore economico si è passati ad una conflittualità globale nella ricerca di una nuova suddivisione di aree di influenza e rideterminazione di scale di potere a valori, nasce la necessità della cura del sé quale conoscenza dell’Io premessa per una ricerca di autonomia dalla globalizzazione desertificante (Habermas).

            La libertà di ricerca o di pensiero è nel mondo occidentale di fatto direzionata dalla logica di mercato, se non nella ricerca, a posteriore nella sua divulgazione da parte dei media secondo tesi di parte, ma anche i progetti culturali e il finanziamento che ne consegue vengono ad influire, in molti casi anche secondo criteri ideologici.

            Già i Greci individuarono due tipi di verità, innanzitutto il Logos, ossia la verità nel pubblico, e successivamente attraverso l’insegnamento di Socrate il Bios, la verità nel privato ovvero la conoscenza del “sé”.

            Tuttavia, come in tutto l’agire umano, vi è una possibile doppia lettura, la parresia o libertà di parola può in democrazia essere pervertita in una forma di “demagogia”, se non “insolenza”.

            Nel mondo greco l’accesso alla verità risiede nel possesso delle qualità morali e nel dovere comunicare la verità, nell’età moderna in Cartesio vi è il dubbio e la verità risiede nella sua evidenza, dove opinione e verità coincidono.

            La verità non risiede per il “parresiastes” nel discorso lungo e retorico,   bensì nel dialogo aperto, questo tuttavia comporta nel dire la verità un rischio o pericolo nell’irritare l’interlocutore, la parresia è quindi legata al coraggio nell’essere esercitata dal “basso” verso  “l’alto”, ovvero del potere di “uno” o della “maggioranza”, essendo la “parresia democratica” differente dalla “parresia monarchica”, dove vi è un dovere da parte del consigliere del sovrano di dire la verità.

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Per Platone il pericolo della parresia risiede non tanto nella presa di potere da parte di un demagogo, bensì nella mancanza di uno stile di vita comune, ossia di alcuni valori di vita fondamentali da condividere, che creano unità.

            Se la libertà di dire (logos) corrisponde alla libertà di fare (bios), questa per Demostene non è solo un diritto o privilegio ma risulta nei fatti essere una attitudine personale, che in Aristotele diviene una qualità etico-morale.

            La parresia, quale verità, si pone anche nel rapporto tra logos (discorso) e nomos (legge), in cui Platone individua la parresia politica nel rapporto “logos, verità, nomos”, mentre la parresia etica risiede nel rapporto “logos, verità, bios”, òa parresia deve quindi superare il puro concetto per diventare una pratica.

            Mentre Plutarco pone il problema dell’autoinganno, Socrate quello della conoscenza di se stessi, entrambi legati alla risolutezza nei propositi, passando dal dire la verità agli altri al dire la verità a se stessi, temi tra loro legati.

            Noi siamo gli adulatori di noi stessi” (89, M.Foucault), per questo abbiamo bisogno  del “parresiastes”, ma chi può essere questi se non colui che  è in un rapporto armonico tra le parole (logoi) e le sue azioni (erga), solo in questa possibilità di resoconto vi è la conferma del ruolo di esaminatore (basanos) della vita altrui, superando la distanza tra discorso e pensiero propria dei sofisti.

            Nascono due interrogativi, come stabilire se un’affermazione è vera, qual è l’importanza di dire la verità e di conoscere la verità, sia per l’individuo che per la società.

            Diogene dice ad Alessandro “ So che sei stato offeso e so anche che sei libero. Tu hai sia la capacità che la legittimazione giuridica per uccidermi. Ma sarai abbastanza coraggioso da ascoltare dalla mia bocca la verità, o sei così codardo da dovermi uccidere?”. “Ebbene, puoi uccidermi, ma se lo fai nessun altro ti dirà la verità”. (85, M. Foucault)

 

 

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BIBLIOGRAFIA

·        AA.VV., Vero o falso. L’uso politico della storia, a cura di Marina Caffiero e M. Micaela Procaccia, Donzelli Ed. 2008;

·        Foucault M., Discorso e verità nella Grecia antica, Donzelli Ed. 2005;

·        Hadot P., Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi 1988;

·        Jaeger W., Paideia. La formazione dell’uomo greco, La Nuova Italia, 1978.

 

venerdì 20 ottobre 2023

La Popolazione degli Stati Unti d'America. Gli Stati dell'Unione.


 Fonte LIMES Rivista Italiana di Geopolitca


La Carta della distribuzione della popolazione negli Stati Uniti mostra come  gli Stati dell’Unione hanno una popolazione  non degna di uno Stato indipendente, soprattutto se rapporti agli Stati Europei LO Stato più popoloso è la California con 39  milioni di abitanti, ovvero  2/3 della popolazione dell’Italia (circa 60 milioni di abitanti) Il Texas con circa 28 milioni di abitanti, la Florida, con circa 20 milioni di abitanti e lo Stato di Nwe York con cica 19 milioni di abitanti. Questi sono gli Stati più popolati. Come entità della popolazione avrebbero, se non inseriti nell’Unione, un peso specifico decisamente molto scarso.  Vi è una fascia di Stati che hanno una popolazione tra i 10 ed i 20 milioni di abitanti, ed una ulteriore fascia di Stati tra il milione e i 10 milioni di abitanti. Infine vi sono Stato come il Norh Dakota che ha circa 745.000 abitanti il Wyoming 583.000 abitanti il Montana circa un milione di abitanti il Vermont circa 600.000 abitanti el’Alaska con non più di 740.000 abitanti  Dal punto di vista demografico questi Stati si potrebbero paragonare a delle provincie italiane.

Il dato totaleè una popolazione di 328239523.

L’unione degli Stati Uniti rappresenta quindi per moltissimi Stati la vera forza  politica dei singoli Stati che attraverso l’organizzazione federale hanno trovato il delta in più per avere avere peso politico e ricadute economiche di tutti i tipi.


martedì 10 ottobre 2023

La Struttura fisica degli Stati Uniti d'America


 Fonte LIMES Rivista Italiana di geopolitica

Nella carta sono indicate le prime 13 colonie poi diventati Stati  dell'Unione britanniche tutte sulla costa occidentale (Oceano Atlantico). La catena dei Monti Appalachi divide le pianure  atlantiche da quelle centrali.

Sono indicati nella Carta Il Deserto de Mojave, il Great Basin Dedert, Il Deserto di Sonora, il Deserto di Chhhuahua. Le montagne Rocciose rappresentano la grande divisone dell'Ovest Le coste del pacifico sono bagnnate da  terre pianeggianti  a ridosso della costa.

 Su questi territori nel 2019  vi erano 328.239 523 milioni di abitanti con un reddito procapite  in media di 65112,5 Dollari anno 

Le suddivisioni montagna/pianura secondo Giacomo Durando, inventore nel 1846 del termine geopolitica, influiscono sui comportamenti e sulle decisioni delle popolazioni e del loro modo di interagirsi. LO studio della carta fisica è quindi propedeutico allo studio della carta geopolitica.

sabato 30 settembre 2023

La nasciata degli Stati Latino americani


 Fonte LIMES, Rivista di Geopolitica

mercoledì 20 settembre 2023

QUADERNO ON LINE Indici Giugno 2023

 

SOMMARIO

ANNO LXXXIV, Supplemento on line, VIII, n. 89

Giugno 2023

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Massimo Coltrinari, Editoriale, Giugno 2023

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Massimo Coltrinari, Copertina, Giugno 2023

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DIBATTITI

 

Redazionale, Radio Londra. E' al microfono il Colonello Stevans.  23 giugno 2023

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Redazionale, La Grande Guerra e l’attività diplomatica dell’Italia

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Redazionale, 10 giugno 1918 - azione di Premuda

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 Sergio Benedetto Sabetta, Il deposito e la ricostruzione della memoria

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 21.06.2023

Redazionale, Parresia, ovvero "Dire il Vero"

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Redazionale, Strumenti per comprendere uno dei periodi più controversi della storia recente

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ARCHIVIO

 

Redazionale, Il Valore MIlitare Riconosciuto

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Redazionale, Fanteria Italiana  Ex Brigata Regina  9° Reggimento Fanteria

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Redazionale, La Carta d'Italia al momento della proclamazione del Regno d'Italia 1861

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Redazionale, Documenti. La Beffa di Buccari

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Redazionale,  Fanteria Italiana  Ex Brigata Regina 10° Reggimento Fanteria

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Redazionale, II Fronte della Guerra di Liberazione Partigiani Cristina

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Monica  ApostoliMateriali per la Storia del Genio Telegrafisti

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Redazionale, Il dramma dell'Olocausto. Le idee che lo generarono sono ancora presenti nella nostra società

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UNA FINESTRA SUL MONDO

 

Redazionale, Siria: un conflitto dimenticato

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Redazionale,  Le alture del Golan Carta

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Redazionale,  Bellum Justum

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 16.06.2023

Antonio Trogu, Antonio Trogu - Libano, paese senza pace

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SEGNALAZIONI LIBRARIE

 

Redazionale, Maria Luisa Suprani Querzoli: La verità sul generale Capello

                     su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 24.06.2023

 

 

 CESVAM NOTIZIE

CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

 

Redazionale, 2 giugno 2023  Festa della Repubblica

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Redazionale,   Rivista QUADERNI. Condizione di cessione per il 2023

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Redazionale, Albo d'Oro. Situazione

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Redazionale,  Rivistra QUADERNI, Anno LXXXIV, Supplemento XXIX, 2023, n. 2 28° della Rivista,

Aprile - Giugno 2023, Nota Redazione

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Redazionale, Lorenzo Brunetti

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Redazionale, Giovanni Riccardo Baldelli  assume la Presidenza del Lions Club di Perugia

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 20.06.2023

Redazionale, La diffusione di QUADERNI ON LINE

su www.valoremilitare.blogspot.com con post in data 26.06.2023

 

 

AUTORI

 

Pecce Alessio, ricercatore

Bottoni Roberta, Istituto del Nastro Azzurro

Coltrinari, Massimo direttore CESVAM

Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa

Mario Pereira, Vice presidente Federazione di Pistoia

Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro

Baldoni, Massimo, pseudonimo

Giorgio Lavorini, Presidente Federazione di Prato

Federico Levy, collaboratore

Elsa Bonacini, collaboratrice CESVAM

Osvaldo Biribicchi, Associato CESVAM

Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM

Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista

Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM

Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

 

 

Numero chiuso in data 30.06.2023