di Maurizio Sacchi
Il 7 agosto 2022 si é insediato alla presidenza della Colombia Gustavo Petro, primo presidente di sinistra del Paese nei 200 anni della sua indipendenza. “Questo è il governo della vita, della pace, e sarà ricordato come tale”, ha detto Petro nel suo discorso inaugurale. “La vita deve essere la base della pace. Una vita giusta e sicura. Una vita da vivere con gusto, da vivere felici, in modo che la felicità e il progresso siano la nostra identità. “Oggi inizia la Colombia del possibile”. Il giorno precedente Petro aveva celebrato a Bogotà, di cui é stato sindaco, di fronte a una rappresentanza di indigeni, di popolo e di minoranze. “Mi aspetta un palazzo freddo, quindi ricevo questo mandato popolare e spirituale con grande emozione. Per non dimenticare le realtà che dobbiamo affrontare d’ora in poi. Le cose cambieranno senza dubbio”.
Un aspetto simbolico ha giocato nella cerimonia di insediamento la spada di Simón Bolívar. Il 17 gennaio 1974, il movimento guerrigliero Movimiento 19 de Abril (M-19) trafugò la spada dalla Quinta de Bolívar, ispirandosi al furto della bandiera dei 33 Orientales compiuto dai Tupamaros (di cui faceva parte Pepe Mujica) in Uruguay. Il furto di questo simbolo fu il primo atto del movimento guerrigliero e rimase in loro possesso fino al 1990.
Nelle parole del Libertador doveva essa non riposare finché gli ideali non si fossero affermati- L’arma storica fu restituita allo Stato quando l’M-18 firmò l’accordo di pace e deposto le armi. tornando alla vita civile. E Petro aveva richiesto che la spada fosse presente all’atto del suo giuramento, malgrado il rifiuto del presidente uscente, Iván Duque, di rimuovere la spada dal luogo in cui è custodita.
Alla cerimonia hanno partecipato, i presidenti di Argentina, Alberto Fernández, Cile, Gabril Boric, e Bolivia, Luis Arce. E anche il re di Spagna, che si é però rifiutato di alzarsi quando la spada – utilizzata da Bolivar nelle guerre di indipendenza contro gli spagnoli – ha fatto la sua comparsa. il gesto di imporre la fascia a Petro é stao affidato alla senatrice María José Pizarro, figlia del comandante che smobilitò l’M-19, e che fu poi assassinato quando era candidato alle presidenziali.
La “pace totale” citata da Petro comporta il disarmo dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), l’ultimo gruppo guerrigliero attivo. Ma anche la sconfitta delle narcomafie, come il famigerato Clan del Golfo, che malgrado l’immenso danno che recano alla comunità e all’ostacolo che pongono allo sviluppo sociale, continuano a generare enormi profitti. A questo proposito, ha proposto una svolta rispetto alla politica proibizionista. “La guerra alla droga ha rafforzato le mafie e indebolito gli Stati (…) ha portato gli Stati a commettere crimini e ha fatto evaporare l’orizzonte della democrazia”, ha affermato.
Ma la riforma fiscale, della sanità e delle pensioni, del diritto del lavoro, una riforma radicale dell’istruzione, comportano un prezzo economico da finanziare. Inoltre, l’accordo di pace con le Farc prevedeva una riforma agraria radicale, che assegni la terra ai contadini che non ce l’hanno e il sostegno dello Stato allo sviluppo delle campagne. Il tutto, attuando la transizione energetica per sostituire i combustibili fossili con fonti pulite ed eliminare la dipendenza dell’economia dalle esportazioni di carbone e petrolio.
La riforma fiscale prevista da Petro dovrebbe finanziare questa svolta radicale. Ma al Congresso l’alleanza che sostiene Petro non ha la maggioranza, e questo non sarà facile. “Proponiamo una riforma fiscale che generi giustizia (…) Le tasse non saranno confiscatorie, saranno semplicemente eque, in un Paese che deve riconoscere l’enorme disuguaglianza sociale in cui viviamo come un’aberrazione”.
Le risorse su cui può contare la Colombia derivano dalle esportazioni, che nel 2021 hanno subito un’accelerazione del 30,4% rispetto ai 31 miliardi di dollari del 2020. Ma l’industria petrolifera rappresenta quasi il 50% delle esportazioni -legali- del Paese. Il 72,8% dei prodotti esportati dalla Colombia è stato acquistato da importatori: Stati Uniti d’America (28,5% del totale globale della Colombia), Cina popolare (9%), Panama (6,1%), Brasile (5,1%), Ecuador (4,3%), India (3,8%), Turchia (3,1%), Messico (3%), Cile (2,69%), Perù (2,67%), Paesi Bassi (2,4%) e Italia (2,2%).
Potrebbe imporsi una scelta fra l’attuazione delle riforme sociali e la conversione verde. Il dilemma é molto concreto e attuale. Il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (U.N.D.P.) aveva appena annunciato una partnership nell’Amazzonia colombiana, tra l’agenzia delle Nazioni Unite e GeoPark, la multinazionale del petrolio. L’azienda ha contratti per trivellare vicino alla riserva Siona, compreso uno con il governo che espanderebbe le operazioni in quella che i Siona considerano la loro terra ancestrale. Un pacchetto di aiuti regionali da 1,9 milioni di dollari. In un villaggio privo di acqua corrente, con elettricità intermittente e povertà persistente, qualsiasi somma avrebbe significato cibo e opportunità. Ma per i Siona della riserva di Buenavista, le trivellazioni petrolifere sono un’aggressione, come il prosciugamento del sangue dalla terra. Per il New York Times, “questa collaborazione è un esempio di come una delle più grandi organizzazioni per lo sviluppo sostenibile del mondo collabori con gli inquinatori”.
Petro ha dato prova di pragmatismo includendo in posizioni chiave politici che non provengono dalla sinistra e che hanno buoni rapporti con i legislatori di altri settori. Fin dalla campagna elettorale si è avvicinato a Roy Barreras, un politico astuto che è stato a destra, al centro e ora a sinistra, e che è il presidente del Congresso fino al luglio 2023. E ha nominato ministro degli Interni, responsabile delle relazioni politiche, Alfonso Prada, che ha avuto una carriera nei partiti liberali e verdi. Entrambi sono stati importanti nella gestione delle maggioranze legislative nel governo di Juan Manuel Santos, e portano questa esperienza al nuovo esecutivo per affrontare la sfida.
Il governo Duque ha mantenuto durante il suo mandato un sussidio di milioni di dollari per il carburante. Con un’inflazione annua superiore al 10% e un deficit fiscale importante, il governo si trova di fronte al dilemma se mantenere la politica di riduzione dei sussidi lasciata da Duque, con il rischio di aumentare la pressione sull’inflazione e produrre malcontento, o se mantenere i sussidi e aumentare il deficit dello Stato. E rimane il dubbio su come si comporterà la classe imprenditoriale, che non ha mai avuto a che fare con un governo di sinistra, che ora promette di cambiare radicalmente la struttura economica del Paese.
Fonte Atlante delle Guerre 2022