Gli USA sono stati i primi a dotarsi
di un programma nucleare e gli unici a impiegare i due ordigni atomici della
storia. Nel 1965, nel pieno della guerra fredda, l'arsenale americano ha raggiunto
il suo massimo, con ben 32mila armi disponibili. Questo numero è poi
progressivamente diminuito, fino a registrare quota settemila nel 2012, di cui
2.300 pronte per essere utilizzate, e 4500 nel 2016, di cui 1500 in attesa di
dismissione. Alcune di queste sono schierate nelle basi militari stanziate
in paesi stranieri, tra i quali l'Italia[1].
Nonostante tale
riduzione gli Stati Uniti,insieme alla Russia, mantengono la leadership per
percentuali di ordigni nucleari in dotazione. Secondo gli esperti, dall'inizio del
1945 al 1990, anno che segna la fine della guerra fredda, gli Stati Uniti hanno
prodotto circa 70mila testate nucleari, spendendo una somma corrispondente a
circa 8 trilioni di dollari. Tuttavia, nonostante la volontà dell'Amministrazione
americana di ridurre i propri armamenti nucleari, il Governo sosterrà nei
prossimi 30 anni numerose spese per rinnovare quelli esistenti.
Ma vi sono anche altre spese strettamente
legate agli armamenti nucleari, a causa dei vecchi poligoni dove sono state
testate, dei siti di stoccaggio e delle strutture per la produzione e la
ricerca. Non da ultimo come conseguenza della corsa agli armamenti che ha
portato allo sviluppo e produzione di migliaia di testate nucleari, il
Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha dovuto iniziare ad occuparsi
della bonifica e dello stoccaggio di tonnellate di scorie radioattive. Si puo’
affermare senza tema di smentite che se il costo per la produzione di armi
nucleari negli Stati Uniti è cresciuto rapidamente e continua a crescere,
quello per lo smaltimento dei rifiuti e delle componenti di scarto non e’ da
meno. Il compito è affidato al DoE [2],
lo stesso dipartimento che gestisce la produzione di tutta l’energia del Paese,
compresa appunto l’energia nucleare, e ciò che lascia alle sue spalle
ovvero l’aspetto potenzialmente più nocivo; immagazzinamento e trattamento di oltre 90 milioni di litri di
rifiuti radioattivi e pericolosi situati in più di 240 grandi serbatoi
sotterranei; trattamento di milioni di metri cubi di suolo e oltre 1 miliardo
di galloni di acque sotterranee, smaltimento di tonnellate di combustibile
nucleare e di materiali come uranio altamente arricchito e plutonio.
Il processo, oltre che complesso e in
alcuni casi pericoloso, richiederà ancora molti anni per essere terminato e non
esclude un aumento dei costi previsti.
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