lunedì 14 ottobre 2013
J. Jnsulza: il punto di situazione sull'America Latina
Il Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), José Miguel Insulza, il 12 settembre 2013, ha tenuto una Conferenza per illustrare la situazione generale dei paesi dell’America Latina nella sede romana dell’Istituto Italo-Latino Americano (IILA). Insulza, che ha assunto l’attuale prestigioso incarico nel maggio 2005, è un politico cileno, esponente del Partito Socialista, laureato in legge all’Università di Santiago del Cile, che, dopo il colpo di stato militare di Pinochet, si era trasferito dapprima in Italia, poi in Messico ed infine negli Stati Uniti, dove si è specializzato in economia.
La conferenza ha avuto luogo alla presenza degli Ambasciatori rappresentanti i Paesi membri dell’IILA, di alcuni parlamentari italiani, di funzionari del Ministero degli Affari Esteri, di rappresentanti del mondo diplomatico, di giornalisti e di studiosi, tutti interessati all’America Latina, che hanno partecipato anche all’interessante dibattito seguito alla Conferenza. Il Segretario Generale dell’OSA, dopo i saluti del Segretario Generale dell’IILA Giorgio Malfatti di Monte Tretto e del Presidente dell’IILA S.E. l’Ambasciatore Miguel Ruìz-Cabañas, ha preso la parola esponendo una relazione sulle principali sfide, difficoltà e problematiche che oggi pone l’America Latina.
Secondo Insulza forse è un po’ esagerato sostenere – come ha fatto l’Economist – che il XXI secolo sia il secolo dell’America Latina. E’ vero, però, che il biennio 2010-2012 ha segnato un grande sviluppo economico di quest’area, sebbene la crisi globale del 2008 l’abbia comunque toccata. La crescita registrata, d’altra parte, è abbastanza eterogenea: nel 2010, ad esempio, il Paraguay ha avuto un enorme sviluppo economico (+15%); mentre la crescita del Centro America è stata più bassa a causa del problema del narcotraffico (una media del +3%); ed il Caribe ha segnato il passo con una crescita vicina allo zero. L’export dell’America Latina è cresciuto del 4-5% all’anno. C’è stata una sostanziale riduzione della povertà, con circa 60 milioni di persone uscite da questo difficile status nel primo decennio del 2000; circostanza che ha consentito una crescita generale dei consumi grazie al notevole incremento di persone che hanno avuto accesso alla classe media. D’altra parte la classe media latinoamericana, sostiene Insulza, è molto fragile per via della sua instabilità. E’ innegabile, però, che non c’è mai stata tanta democrazia – assoluta e diffusa – in America Latina come in questa prima decade del 2000: la democrazia non si costruisce in un giorno ed il grado di democrazia raggiunto non è paragonabile anche solo a quello del decennio precedente.
L’accesso all’educazione è ormai quasi universale in tutta l’America Latina. La disuguaglianza, invece, è ancora un problema che, però, non può essere affrontato nello stesso modo della povertà: infatti, per ridimensionare la disuguaglianza è necessario che chi cresce di meno cresca ad un ritmo superiore di chi cresce di più; e questa, specialmente in un periodo di crescita relativa com’è l’attuale, è una sfida assai difficile. Un’altra sfida da affrontare è l’accesso diffuso alla salute, come dimostrano ad esempio le recenti contestazioni sul tema in Brasile. Un problema grave è quello della sicurezza: basti pensare che in ciascun paese di quest’area per ogni polizia pubblica ci sono almeno 4 polizie private. Questione spinosa è, poi, la violenza, considerato che il tasso di criminalità dell’America Latina è il più alto del mondo (ad esempio il tasso di omicidi); il 96% degli omicidi è commesso da giovani tra i 10 ed i 24 anni, sicché si parla di un problema giovanile. Riguardo alla violazione dei diritti umani c’è ancora molto da fare: senza dubbio, secondo Insulza, l’OSA è stata un volano molto importante per la difesa di essi; ma deve far riflettere che la Convenzione Americana dei Diritti Umani (approvata dall’Assemblea dell’OSA nel 1969) non sia stata ancora ratificata dagli USA e sia stata addirittura denunciata dal Venezuela. Altro problema è la droga: l’America Latina, infatti, è il continente del mondo dove si svolge il maggior numero di attività collegate alla droga (coltivazione, raccolta, produzione, transito verso altri paesi etc.); ed è l’area in cui si consuma il 45% della cocaina ed eroina consumate nelle Americhe ed il 25% di marijuana.
Insulza ha, inoltre, sottolineato:
Il rapporto dell’OSA da cui provengono i dati sopra citati, secondo Insulza, suggerisce di affrontare il problema da una prospettiva in cui la salute prevalga di fronte alla sicurezza, privilegiando prevenzione e trattamento, oltre a tracciare alcuni possibili scenari: in primis quello della depenalizzazione del consumo, che sta guadagnando consenso negli USA (Colorado e Washington), ma anche in Uruguay, Argentina e Brasile. Il concetto è stato ribadito dal Segretario Generale dell’OSA a margine della conferenza, quando il pubblico gli ha domandato se ritenesse utile alla lotta contro la droga in America Latina la recente legalizzazione della marijuana da parte dell’Uruguay. La Camera dei deputati uruguaiana, infatti, ha approvato la legalizzazione della marijuana con una norma che prevede la legalizzazione della coltivazione (fino a sei piante per persona) e compravendita della cannabis, attraverso la creazione di un organismo statale che regolamenterà ogni fase dell’attività: i consumatori, registrati in un’apposita banca dati, potranno acquistare fino a 40 grammi di marijuana al mese, attraverso una rete di farmacie autorizzate. La legge, fortemente voluta dal Presidente dell’Uruguay José Mujica, mira a regolare e controllare la produzione e la distribuzione per il consumo personale o per fini terapeutici, come avviene in altri Paesi, ed ha ottenuto il sostegno anche del segretario generale dell’OSA, che alla domanda di cui si diceva ha risposto, appunto:
José Miguel Insulza si è congedato sostenendo di non aver voluto dare ricette, ma di aver delineato uno scenario su cui discutere per poi trovarne una tutti insieme. Molti paesi latino americani hanno dimostrato in questi ultimi anni di aver saputo raccogliere questo invito. L’augurio è che la capacità di dialogare e di porsi in ascolto dimostrata da alcuni di essi sia contagiosa per tutti i paesi dell’area.
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