I più sinceri Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo
lunedì 23 dicembre 2013
Auguri
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lunedì 16 dicembre 2013
Cile:confronto elettorale
Sarà il ballottaggio tra la progressista Michelle Bachelet (46,6 %al primo turno) e la conservatrice Evelyn Matthei (25,2%) a dirci effettivamente se il Cile - dopo la quadriennale esperienza con il presidente Miguel Pinero - ha compiuto una nuova svolta a sinistra. Stando all’aritmetica non ci dovrebbero essere dubbi, visto che per la prima volta dall’epoca Pinochet la coalizione di centro-sinistra a cui aderiscono - tra pentimenti e molte riserve - anche i democristiani vede la partecipazione dei comunisti e di vivaci movimenti studenteschi.
Timori
Tuttavia, per quanto il vantaggio della Bachelet sia schiacciante, prudenza vuole che si attendano i risultati finali. I fattori di incertezza derivano dal fatto che l’affluenza alle urne al primo turno è stata la più bassa nella storia del Cile democratico, raggiungendo solo il 56%.
La forte affermazione comunista potrebbe infatti aver scosso la massa degli astenuti, inducendo a qualche ripensamento una parte dei democristiani e dei socialdemocratici, timorosi che l’affermarsi di uno “stato sociale” in un contesto di crisi globale possa erodere quella crescita economica che negli ultimi anni si era mantenuta al tasso, considerato elevato, del 3,6%.
Alcuni potrebbero poi temere che una svolta a sinistra alteri il corso della politica estera, tradizionalmente orientata verso Occidente. Infatti il Cile, che assieme all’Argentina è forse il paese più “europeo” per cultura, tradizioni e mentalità del Sud America, si è sempre mantenuto “fuori dal coro” antioccidentale.
Come, per altri motivi, anche la Colombia, questo paese si è dimostrato refrattario a quella ventata ideologica che, nel giro di una quindicina d’anni, ha portato al potere nella maggioranza degli stati sudamericani governi, coalizioni, dittature o simil-dittature di sinistra.
Socialismi sfaccettati
Non tutti i “socialismi” sono uguali. A parte il vetero-comunismo castrista, in casa degli attori regionali di spicco bisogna distinguere tra il socialismo riformista (Brasile e Argentina) e quello populista di Venezuela e Bolivia. Di stile bolivariano sono il socialismo di Chavez e Maduro, di marcato sapore indigenista quello di Morales.
Per il Cile nulla di tutto ciò è valido, né questa contesa elettorale può essere considerata una competizione ideologica tra “pinochettiani” e “allendisti”. Il Cile è diverso, sebbene anche qui non sia il caso di parlare di Dottrina Monroe o di “giardino di casa” americano, concetti morti e sepolti.
Nel suo primo mandato, Bachelet si era mantenuta in una posizione di equilibrio, lontana sia dall’asse antiamericano (Venezuela, Bolivia e Nicaragua) che dai classici fiancheggiatori degli Stati Uniti (Colombia, Perù e Messico). Il suo successore, Pinero, aveva orientato il paese verso questo secondo polo. Ciò aveva contribuito ad attenuare lo storico contenzioso con il Perù che, assieme alla Colombia, ha sempre temuto, a ragione, una “definitiva” superiorità militare del Cile.
In effetti, il sistema militare cileno è di prim’ordine, probabilmente il più efficiente - in termini di addestramento, armamento, capacità operativa e controllo di una propria intelligence satellitare - di tutto il Sudamerica.
Militari
Equipaggiamenti, cultura, struttura e procedure sono ormai ben consolidate secondo un modello occidentale e tali rimarranno anche con Bachelet, allontanando ogni timore di virata in direzioni diverse. Nelle forze armate il pensiero occidentale è assai radicato. Il Comandante in capo è il presidente della Repubblica. La disciplina e addirittura la foggia delle uniformi sono di stampo germanico, mentre la dottrina operativa ricalca quella occidentale.
In epoca non sospetta, ormai lontana da Pinochet e vigente uno dei tanti governi di centro-sinistra, ho avuto la possibilità di volare sopra il deserto di Atacama con un gruppo da caccia del nord, di base vicino ad Antofagasta. Ho avuto la netta impressione di essere inserito, per analogia di lingua, di mezzi e di procedure, in un gruppo europeo della Nato. Anche con la socialista Michelle Bachelet, a meno che l’inusitata alleanza con i comunisti riesca ad imprimere una nuova deriva, lo sguardo dei cileni continuerà ad essere rivolto verso Occidente.
Chi, anche in Italia - condizionato dagli stereotipi sui militari sudamericani - intravede il sorgere di nuovi Pinochet, può tranquillizzarsi. Quelli cileni non sono affatto così. Bachelet, ritornando al potere dopo la parentesi del centro-destra, non avrà nulla da temere da loro. E nemmeno l’Occidente.
Giornalista pubblicista, Mario Arpino collabora con diversi quotidiani e riviste su temi relativi a politica militare, relazioni internazionali e Medioriente. È membro del Comitato direttivo dello IAI.
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Timori
Tuttavia, per quanto il vantaggio della Bachelet sia schiacciante, prudenza vuole che si attendano i risultati finali. I fattori di incertezza derivano dal fatto che l’affluenza alle urne al primo turno è stata la più bassa nella storia del Cile democratico, raggiungendo solo il 56%.
La forte affermazione comunista potrebbe infatti aver scosso la massa degli astenuti, inducendo a qualche ripensamento una parte dei democristiani e dei socialdemocratici, timorosi che l’affermarsi di uno “stato sociale” in un contesto di crisi globale possa erodere quella crescita economica che negli ultimi anni si era mantenuta al tasso, considerato elevato, del 3,6%.
Alcuni potrebbero poi temere che una svolta a sinistra alteri il corso della politica estera, tradizionalmente orientata verso Occidente. Infatti il Cile, che assieme all’Argentina è forse il paese più “europeo” per cultura, tradizioni e mentalità del Sud America, si è sempre mantenuto “fuori dal coro” antioccidentale.
Come, per altri motivi, anche la Colombia, questo paese si è dimostrato refrattario a quella ventata ideologica che, nel giro di una quindicina d’anni, ha portato al potere nella maggioranza degli stati sudamericani governi, coalizioni, dittature o simil-dittature di sinistra.
Socialismi sfaccettati
Non tutti i “socialismi” sono uguali. A parte il vetero-comunismo castrista, in casa degli attori regionali di spicco bisogna distinguere tra il socialismo riformista (Brasile e Argentina) e quello populista di Venezuela e Bolivia. Di stile bolivariano sono il socialismo di Chavez e Maduro, di marcato sapore indigenista quello di Morales.
Per il Cile nulla di tutto ciò è valido, né questa contesa elettorale può essere considerata una competizione ideologica tra “pinochettiani” e “allendisti”. Il Cile è diverso, sebbene anche qui non sia il caso di parlare di Dottrina Monroe o di “giardino di casa” americano, concetti morti e sepolti.
Nel suo primo mandato, Bachelet si era mantenuta in una posizione di equilibrio, lontana sia dall’asse antiamericano (Venezuela, Bolivia e Nicaragua) che dai classici fiancheggiatori degli Stati Uniti (Colombia, Perù e Messico). Il suo successore, Pinero, aveva orientato il paese verso questo secondo polo. Ciò aveva contribuito ad attenuare lo storico contenzioso con il Perù che, assieme alla Colombia, ha sempre temuto, a ragione, una “definitiva” superiorità militare del Cile.
In effetti, il sistema militare cileno è di prim’ordine, probabilmente il più efficiente - in termini di addestramento, armamento, capacità operativa e controllo di una propria intelligence satellitare - di tutto il Sudamerica.
Militari
Equipaggiamenti, cultura, struttura e procedure sono ormai ben consolidate secondo un modello occidentale e tali rimarranno anche con Bachelet, allontanando ogni timore di virata in direzioni diverse. Nelle forze armate il pensiero occidentale è assai radicato. Il Comandante in capo è il presidente della Repubblica. La disciplina e addirittura la foggia delle uniformi sono di stampo germanico, mentre la dottrina operativa ricalca quella occidentale.
In epoca non sospetta, ormai lontana da Pinochet e vigente uno dei tanti governi di centro-sinistra, ho avuto la possibilità di volare sopra il deserto di Atacama con un gruppo da caccia del nord, di base vicino ad Antofagasta. Ho avuto la netta impressione di essere inserito, per analogia di lingua, di mezzi e di procedure, in un gruppo europeo della Nato. Anche con la socialista Michelle Bachelet, a meno che l’inusitata alleanza con i comunisti riesca ad imprimere una nuova deriva, lo sguardo dei cileni continuerà ad essere rivolto verso Occidente.
Chi, anche in Italia - condizionato dagli stereotipi sui militari sudamericani - intravede il sorgere di nuovi Pinochet, può tranquillizzarsi. Quelli cileni non sono affatto così. Bachelet, ritornando al potere dopo la parentesi del centro-destra, non avrà nulla da temere da loro. E nemmeno l’Occidente.
Giornalista pubblicista, Mario Arpino collabora con diversi quotidiani e riviste su temi relativi a politica militare, relazioni internazionali e Medioriente. È membro del Comitato direttivo dello IAI.
venerdì 13 dicembre 2013
La salute nel mondo. Le previsioni della banca Mondiale.
Mondo: I prossimi due decenni
5 Dicembre 2013
La relazione della Banca mondiale Global Health 2035 stabilisce alcune ambitions audaci per i prossimi due decenni, ma sono realizzabili con l'investimento giusto.
Venti anni fa, la Banca Mondiale ha prodotto la sua prima relazione sulla affrontare i problemi di salute globale, ponendo le basi per campagne di salute pubblica in cui erano più necessari. Due decenni e demografici ambienti globali economici, tecnologici e sanitari, sono cambiati. Ora, un "grande convergenza" in obiettivi di salute è raggiungibile nell'arco di una generazione, secondo la seconda relazione la salute della Banca Mondiale, Global Health 2035 , che è stato scritto da 25 esperti di salute globale e pubblicato nella rivista medica The Lancet il 3 dicembre.
Gli autori del rapporto sono il primo ad ammettere che i loro obiettivi sono "ambizioso". Eppure, essi sostengono che i tassi di malattie infettive e la mortalità da salute riproduttiva, materna, neonatale e infantile in stati-basso o medio reddito, sono destinati a calare drasticamente. Entro il 2035 dovrebbero rivaleggiare con gli attuali tassi dei più performanti paesi a medio reddito: Cile, Cina, Costa Rica e Cuba.
Il motivo principale per l'ottimismo è l'enorme progresso che è già stato fatto il raggiungimento degli obiettivi di salute negli ultimi 20 anni. I progressi tecnologici e scientifici continuano, e la crescita del PIL dei paesi più poveri significa che essi non sono più così dipendente da aiuti. Tuttavia, gli autori sostengono che una nuova spesa spinta è necessaria per evitare che intorno a 10 milioni di morti nei paesi a basso reddito e con reddito medio. Ciò significa scaling up sforzi per affrontare l'HIV / AIDS, tubercolosi, malaria, malattie tropicali trascurate e le condizioni di salute materna e infantile, e concentrandosi spesa povere, popolazioni rurali.
Per i 34 paesi a più basso reddito, dice il rapporto, tali iniziative costerà circa US $ 23 miliardi, 27 miliardi di un anno in totale, pari a circa US $ 24 a persona nel 2035, circa il 60-70% dei quali sarebbe sul miglioramento dei sistemi sanitari . Per i paesi a reddito medio-basse 48, sarebbe costato un altro US $ 38 miliardi, 53 miliardi di un anno, o circa US $ 20 a persona nel 2035. Per giustificare tali spese, in un momento in cui molti paesi stanno appena riprendendo dalla crisi finanziaria 2008-09, gli autori hanno calcolato un valore per ulteriori anni di vita (VLYs) e lo ha aggiunto alla crescita del PIL.
Se le economie a basso reddito crescono come previsto, in base al calcolo VLY, avrebbero bisogno di sborsare un ulteriore 3% di crescita annua del PIL, per i paesi a basso-medio reddito sarebbe 1%. Ma i benefici superano i costi di un fattore di circa nove, e la maggior parte dei costi possono essere soddisfatte nazionale. Sulla base di queste proiezioni, i paesi più ricchi potrebbero in gran parte auto-finanziare il pacchetto con alcuni prestiti non agevolati dalla Banca Mondiale. Per i paesi a basso reddito, una miscela di sovvenzioni esterne e prestiti agevolati sarebbe necessaria sulla parte superiore.
Lotta contro il cancro
La relazione si concentra anche sul modo di stroncare sul nascere una nuova e crescente minaccia nei paesi a basso e medio reddito: le malattie non trasmissibili (MNT). Cancro, diabete, ipertensione e malattie cardiache sono già più grandi assassini negli stati più ricchi, ma stanno diventando un peso crescente nei paesi poveri troppo come il fumo, cibo spazzatura e l'inattività fisica prendere piede.
Il rapporto dice che cresceranno misure preventive, tra cui la tassazione, regolamentazione e informazione, contribuirà ad alleviare l'onere delle malattie non trasmissibili. Si raccomanda inoltre di un numero selezionato di pacchetti essenziali per affrontare il cancro, come i vaccini contro l'epatite B per prevenire il cancro al fegato, anche se altri tipi di cancro potrebbe essere più difficile da affrontare. Più in generale, i paesi a basso e medio reddito dovrebbero stendere un piano di copertura sanitaria universale che si concentra sui poveri, sia coprendo solo le malattie essenziali o offrendo un piano più completo che mette i pazienti più ricchi per i servizi premium.
A livello internazionale, l'attenzione dovrebbe essere sul rafforzamento delle capacità, fornendo leadership politica, giuridica e tecnica, e la realizzazione di studi di implementazione per i pacchetti cliniche. Gli autori vogliono investimenti in farmaci, diagnostici e vaccini a salire da US $ 3 miliardi di US $ 6 miliardi all'anno entro il 2020, con la lotta contro i batteri resistenti alla droga una priorità, ma non dice chi assorbire questi costi. Nel complesso, gli aiuti esteri dovrebbe sostenere una transizione dal finanziamento diretto.
Questi sono tutti gli obiettivi realizzabili, dicono gli autori, in particolare dato i progressi già compiuti. Eppure calcoli finanziari del rapporto si basano su paesi a basso e medio reddito crescono a tassi costanti, senza crisi finanziarie, pandemie o disastri naturali. Anche se ciò accade, persuadere paesi a basso e medio reddito di destinare una fetta più grande dei loro bilanci per l'assistenza sanitaria può rivelarsi una sfida a lungo termine.
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