La I Parte dell'articolo è pubblicata in data 10 luglio
La II Parte in data 20 luglio 22 Cile e Peru
La III Parte in data 30 luglio 22 Bolivia Equator
Fonte Atlante delle Guerre Luglio 2022
Bolivia
L’11 giugno un tribunale boliviano ha giudicato l’ex presidente del Senato Jeanine Áñez colpevole di aver orchestrato il colpo di Stato che l’ha portata al potere durante la crisi politica del 2019 e l’ha condannata a 10 anni di carcere. Nel 2019 il presidente in carica Evo Morales era stato costretto a dimettersi per le polemiche seguite alla sua rielezione, posta in questione dalla sua ricandidatura, non prevista dalla costituzione. A seguito delle dimissioni delle principali cariche del Paese, la Áñez, rappresentante della destra, in quanto vicepresidente del Senato, fu nominata presidente ad interim, cioé solo per traghettare la Bolivia a nuove elezioni. Tuttavia, secondo la corte, andò contro le regole della costituzione autonominandosi presidente a tutti gli effetti. La sua difesa ha dichiarato che si appellerà agli organismi internazionali per ottenere giustizia e diversi settori dell’opposizione hanno programmato marce di protesta contro la sentenza.
Il tribunale ha anche condannato a 10 anni di carcere l’ex comandante delle forze armate Williams Kaliman e l’ex comandante della polizia Vladimir Calderon. Altri quattro ex capi militari hanno ricevuto condanne minori. “Siamo preoccupati per come è stato portato avanti questo caso. E chiediamo ai tribunali superiori di esaminare come sono stati condotti i procedimenti”, ha dichiarato Cesar Muñoz, di Human Rights Watch, prima del verdetto. “Non ho mosso un dito per diventare presidente, ma ho fatto quello che dovevo fare. Ho assunto la presidenza per obbligo, secondo quanto stabilito dalla Costituzione”, ha dichiarato Añez nella sua dichiarazione finale al giudice.
Ecuador
Un manifestante è rimasto ucciso durante uno scontro con le forze dell’ordine durante il nono giorno di proteste contro il governo ecuadoriano. L’avvocato Lina María Espinosa, dell’Alleanza delle organizzazioni per i diritti umani commenta: “C’è stato uno scontro e questa persona è stata colpita in faccia – ha detto -, a quanto pare da una granata lacrimogena”. L’ uomo faceva parte di un gruppo di manifestanti che hanno bloccato la città amazzonica di Puyo, a sud di Quito. Un giovane, la notte precedente, era morto dopo essere caduto in un burrone durante le manifestazioni: la procura ha avviato un’indagine per omicidio.
La Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador (Conaie) ha avuto un ruolo centrale nelle rivolte che hanno rovesciato tre presidenti tra il 1997 e il 2005 e guidato le manifestazioni del 2019 che hanno causato 11 morti, dal 13 giugno organizza marce e blocchi stradali per chiedere un abbassamento dei prezzi del carburante. Migliaia di indigeni hanno iniziato lunedì una marcia pacifica che dal Sud del Paese si dirige alla capitale Quito.
Oltre al prezzo del carburante, i manifestanti denunciano la mancanza di lavoro, il via libera alle concessioni minerarie nei territori indigeni, l’assenza di controllo sui prezzi dei prodotti agricoli e una rinegoziazione dei debiti dei contadini con le banche.
Nella loro articolata complessità, le sfide che attendono i nuovi governi sudamericani hanno in comune oltre, all’esigenza di conciliareesigenze economiche immediate e preservazione dell’ambiente, anche il debito pubblico, che ostacola gli investimenti necessari alle riforme. E in articolare, il debito a breve termine. Il debito a breve termine comprende tutti i debiti con scadenza originaria pari o inferiore a un anno e gli interessi arretrati sul debito a lungo termine. Le riserve totali comprendono l’oro.
Il Paese con il valore più alto della regione è il Venezuela, con un valore di 451,25. Segue l’Argentina col 103, il Parahuay col 50, la Colombia col 24, il Brasile col 19,4, l’Ecuador col 14, come il Perù. Il Paese con il valore più basso della regione è la Guyana, con un valore di 7,98. Per il Cile non é disponibile il dato.
Il debito estero è quella parte del debito totale di un Paese che è dovuta a creditori esterni al Paese stesso. I debitori possono essere il governo, le imprese o le famiglie. Il debito include il denaro dovuto a banche commerciali private, altri governi o istituzioni finanziarie internazionali. L’indebitamento esterno influisce sull’affidabilità creditizia di un Paese e sulla percezione degli investitori. Ma sia in termini assoluti che relativi, l’America del Sud non presenta dati scandalosi, se paragonati ad esempio all’Italia o altri Paesi dell’Europa meridionale. Quindi, la diffidenza dei mercati finanziari sembra fondarsi su esperienze del passato, e su uno sguardo sospettoso dal punto di vista politico.
Il servizio totale del debito viene confrontato con la capacità dei Paesi di ottenere valuta estera attraverso le esportazioni di beni, servizi, reddito primario e rimesse dei lavoratori. Gli indici di indebitamento sono utilizzati per valutare la sostenibilità degli obblighi di servizio del debito di un Paese, ma non esistono regole assolute per stabilire quali valori siano troppo elevati. Secondo l’istituto Indexmundi“ l’analisi empirica dell’esperienza dei Paesi in via di sviluppo mostra che le difficoltà di servizio del debito diventano sempre più probabili quando il valore attuale del debito raggiunge il 200% delle esportazioni.”
Questo dovrebbe, dati alla mano, far pensare che esistano le condizioni per finanziare i vasti e profondi programmi di riforme in tutti questi Paesi. Ma la sfiducia sull’affidabilità dei nuovi governi , se non il sabotaggio intenzionale di essi, grava sull’America del Sud. Vari indicatori determinano il livello sostenibile del debito estero, tra cui: il rapporto debito/PIL, il rapporto debito estero/esportazioni, e il rapporto debito pubblico/entrate fiscali. I Paesi con economie ed esportazioni in rapida crescita vengono valutati negli ambiti finanziari i più in grado di sostenere livelli di debito più elevati: ma questo a condizione di mantenere o incrementare le atttività destinate all’esportazione: appunto, l’attività estrattiva, e l’ampliamento delle aree agricole a scapito del patrimonio ambientale.
Concludendo, la sfida del nuovo corso sudamericano sta anche nel guadagnarsi la fiducia dei mercati finanziari, senza perdere quello dell’elettorato. E nell’altra difficile sfida di conciliare ambiente e sviluppo, efficienza e superamento delle diseguaglianze. Ma, per difficile che sia la sfida, é una nuova alba, davvero mai vista, quella che si affaccia all’orizzonte del Sud America, e potrebbe essere davvero l’inizio di una nuova era per il magnifico e provato continente.
Maurizio Sacchi