Elezioni in Argentina Cristina Kirchner come il suo futuro, malata e compromessa Carlo Cauti 23/10/2013 |
Nessuna eternità
Quando Néstor Kirchner morì nel 2010, l’onda emotiva popolare favorì la rielezione alla presidenza di sua moglie Cristina, la cui popolarità in quel momento era piuttosto bassa. Questa volta, tuttavia, la preoccupazione per lo stato di salute della presidente non influenzerà il risultato delle consultazioni.
Secondo i sondaggi elettorali, la coalizione kirchnerista, il Fronte per la vittoria, dovrebbe subire una pesante sconfitta, attestandosi a circa il 26% delle preferenze. Meno della metà dei voti ottenuti nelle elezioni del 2011.
L’immagine della Kirchner è ormai compromessa. Tralasciando i continui scandali di corruzione, le proposte di modifiche della costituzione per permettere rielezioni illimitate (il progetto chiamato “Cristina eterna”) e lo stile irruente della presidente che hanno indisposto gli elettori, il principale problema per gli argentini è senza dubbio l’inflazione, provocata da scelte di politica economica quantomeno discutibili.
Mercato nero
L’aumento dei prezzi è stimato intorno al 30% annuo, un dato che il governo si ostina a negare, indicando “soltanto” un 10% di incremento. Questo tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto non cancella i pesanti effetti negativi sul reddito reale di cittadini, che riverseranno nelle urne la loro frustrazione.
Per cercare di domare l’inflazione, la Banca centrale argentina ha iniziato una politica di difesa artificiale del tasso di cambio del peso con il dollaro, dissanguando in questo modo le riserve valutarie, piombate a 34,7 miliardi di dollari, il valore più basso degli ultimi sei anni.
Allo stesso tempo il governo ha limitato rigidamente la capacità di acquisto e di circolazione di dollari da parte della popolazione, con la naturale conseguente nascita di un florido mercato nero valutario.
Infine, la credibilità dell’esecutivo è ulteriormente minata dalla mancanza di linearità dei provvedimenti adottati. Ad esempio, mentre i contribuenti argentini sono perseguitati dal fisco, il governo ha varato un’ampia amnistia tributaria per tutti i cittadini detentori di conti correnti esteri non dichiarati e denominati in dollari.
Superpoteri economici
In previsione della debacle elettorale, la coalizione kirchnerista ha già dato inizio alle grandi manovre per tentare di limitare i danni. Il 9 ottobre il Congresso ha infatti prorogato la “legge dei superpoteri economici” fino al 21 dicembre 2015, undici giorni dopo la fine del mandato presidenziale.
Questa norma aumenta considerevolmente il potere del governo, permettendogli, tra le altre cose, di creare nuove tasse, modificare la legge di bilancio senza consultare il Congresso e decidere il prezzo di svariati beni e servizi. Immediatamente dopo l’approvazione della legge, il prezzo del combustibili sono stati congelati per 45 giorni.
Oltre alla “legge dei superpoteri economici”, nella stessa seduta il Congresso ha approvato un aumento di 19,2% delle spese pubbliche. Un tentativo assai poco discreto di ammorbidire gli animi degli argentini e cercare di preparare il terreno per la campagna presidenziale del successore politico della Kirchner, peraltro non ancora individuato.
L’effetto immediato di queste decisioni di politica economica tipicamente argentina è stato spaventare la classe imprenditoriale, peraltro già molto preoccupata dall’assenza della Kirchner dalla Casa Rosada a causa dell’operazione chirurgica. L’assoluto riposo imposto dai medici alla presidente per 45 giorni ha portato il suo vice, Amado Boudou, al comando del Paese.
Con una fama di playboy e accusato di corruzione in cinque processi attualmente in svolgimento, il curriculum di questo ex-ministro dell’economia spicca per altre due ragioni: è stato lui a progettare la re-statalizzazione della previdenza sociale argentina - garantendo così ai Kirchner un “tesoretto” da 25 miliardi di dollari - ed è indicato da più parti come l’amante della presidente. Entrambi i fattori avrebbero permesso la sua repentina ascesa al potere, garantendogli peraltro, secondo i sondaggi, l’astio dell’80% degli argentini.
Opposizioni divise
Ma se i kirchneristi piangono, le opposizioni non ridono. I partiti che in teoria dovrebbero godere di una schiacciate maggioranza elettorale, non riescono tuttavia a organizzarsi in una coalizione compatta, continuando ad essere polverizzate in una miriade di sigle politiche.
I principali avversari del Fronte per la vittoria sono l’Unione civica radicale, il gruppo peronista dissidente e la Proposta repubblicana. Le previsioni di voto indicano che nessuna di queste dovrebbe arrivare al 25% dei voti.
Le elezioni legislative di ottobre porteranno probabilmente ad una sconfitta del kirchnerismo e ad un riassetto degli equilibri politici argentini. Allo stesso tempo, però, il rischio è che le urne generino un Congresso frammentato e ingovernabile.
Con una presidente indebolita politicamente e fisicamente, i due anni che mancano alla fine del mandato potrebbero risultare ancora più travagliati di quelli già trascorsi. Per un paese che da dodici anni vive in piena convulsione economica, non è un’ottima prospettiva.
Carlo Cauti è un giornalista della testata brasiliana O Estado de S.Paulo.
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