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Il prossimo sarà peggio. E, forse, andrà meglio. Non è un gioco di parole: è questione di prospettiva. Il primo dibattito in diretta televisiva fra Hillary Clinton e Donald Trump, seguito da oltre cento milioni di americani, è stato grintoso, ma senza colpi bassi.
Ora, il candidato repubblicano, uscitone sconfitto, promette che non darà quartiere alla rivale democratica nel secondo appuntamento, l’8 ottobre, a un mese esatto dall’Election Day: “Colpirò più duro”, annuncia il magnate, già pentitosi di non avere sollevato, questioni spinose per l’ex first lady, come le infedeltà del marito, ed ex presidente, Bill. “Mi sono frenato perché c’era Chelsea in sala” spiega, come se la figlia dei Clinton, madre due volte, fosse una fragile adolescente. L’imbarbarimento del dibattito, dunque, è garantito: sarà peggio. Ma pure l’audience è assicurata, magari in crescita, attratta dall’attesa di pruriginose rivelazioni: dunque, andrà meglio. Non è detto, invece, che il risultato cambi. La Clinton, che non nasconde la soddisfazione per com’è andata, dice: “Io non mollo … Il punto è la tempra, l’adeguatezza, la preparazione a ricoprire il ruolo più importante al Mondo”. E il presidente Obama, che ha seguito il primo dibattito nella Treaty Room della Casa Bianca, la sostiene: “Trump non può fare il presidente, non è preparato”, ribadisce, appena spenta la tv. E poi tweetta: "Non potrei essere più orgoglioso di Hillary. La sua visione e la sua padronanza mostrano che è pronta per essere il nostro prossimo presidente". Il verdetto del pubblico Lo confesso: a me, alla fine, pareva un match pari: non uno 0 a 0, per carità, ché gol ne avevano segnato entrambi, ma un bel 2 a 2 senza biscotto stile Svezia-Danimarca. E lo stesso giudizio avevo captato, via twitter o in presa diretta, da colleghi e commentatori autorevoli ed esperti. Invece, i sondaggi hanno inequivocabilmente indicato che il pubblico ha attribuito una larga vittoria a Hillary Clinton, forse abbacinato dal rosso vistoso del suo completo, non sufficientemente bilanciato dal blu elettrico della cravatta scelta da Donald Trump. Per la Cnn, che fa un sondaggio in tempo reale, Hillary ne esce meglio per il 62% degli intervistati, quasi i due terzi. La Monmouth University chiede se lo showman ha la stoffa per fare il presidente: il 61% risponde no, il 35% sì. E l'editorial board del Washington Post, già schieratosi contro Trump, commenta senza ambiguità: "Il primo dibattito televisivo ha mostrato ancora volta che c'è un unico candidato adatto alla presidenza", la Clinton, "non perfetta ma esperta e sicura". Il dibattito racconta il fallimento del processo di selezione repubblicano, "con la designazione di un candidato che, cinico o ignorante, vende una visione distorta della realtà, squalificandosi praticamente con ogni sua affermazione". Il primo round va, dunque, alla secchiona, che si presenta preparata e tiene a freno i nervi, e punisce l’istrione, che improvvisa e man mano va fuori giri. Ma la vittoria di Hillary è ai punti, non è un ko; Donald ha ancora due occasioni per rovesciare il verdetto, l’8, quando i due dovranno rispondere alle domande dei cittadini, e il 18, quando si tornerà alla formula d’esordio. Il 4 toccherà ai loro vice, Tim Kaine e Mike Pence. Botte e risposte e punture di spillo Lei parte sulla difensiva e finisce all’attacco; lui fa bene la fase di studio, ma poi cede un po’ alla distanza e almeno una volta farfuglia. Il match è regolare, l’arbitro - cioè il moderatore, Lester Holt, giornalista della Nbc - non fischia mai a sproposito. Lui la prende in giro perché s’è preparata al dibattito, ma lei reagisce: "Mi sono preparata a fare il presidente"; e riesce a innervosirlo. Partiti senza affondare i colpi, i due candidati alla Casa Bianca hanno finito con prodursi in attacchi anche personali. Trump dice che Hillary "non ha la tempra" per essere presidente; lei replica che lui "insulta le donne" e le minoranze. Hillary ricorda quello che lei ha fatto nella sua vita politica, lui ribatte "Lo hai fatto male". Trump le rimprovera di non avere pubblicato le sue mail di quando era segretario di Stato; Hillary suggerisce che lui nasconda qualche cosa, rifiutandosi di pubblicare la propria dichiarazione dei redditi. E ancora: "Manchiamo di leadership, colpa di gente come la Clinton" - Trump -; "Donald ha storie di pregiudizi razziali" - Hillary. Nuovo contro vecchio Lui la mette sul nuovo contro il vecchio; lei sull'esperienza contro l’approssimazione. Trump procede per affermazioni categoriche, Hillary cerca di stare ai fatti. In effetti, la verifica sulla veridicità delle affermazioni fatte - un esercizio serio, negli Stati Uniti - becca il magnate in fallo almeno 13 volte. Resta da vedere quanto e come il dibattito avrà cambiato le posizioni fra i due candidati, arrivati quasi in equilibrio al confronto, anche se un sondaggio della Nbc, pubblicato immediatamente prima dello show, dà la Clinton al 45% e Trump al 40%, davanti al libertario Gary Johnson al 10% e alla verde Jill Stein al 3%. Giampiero Gramaglia è consigliere per la comunicazione dello IAI. | ||||||||
domenica 2 ottobre 2016
USA. Elezioni Primo confronto
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