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La fine della campagna di Bernie Sanders non si è chiusa come tante altre, con lo sventolare bandiera bianca. La delusione iniziale dei sostenitori, infatti, è stata sostituita in poco tempo da un nuovo entusiasmo per l’annuncio, a fine giugno, della nascita di una nuova organizzazione: Our Revolution.
Facendo leva sulla mobilitazione messa in moto nei mesi precedenti, Sanders e i suoi sostenitori si sono riorganizzati per avanzare la piattaforma politica delle primarie. Perché la “rivoluzione politica” non ha un termine di scadenza. Da Our Revolution a Brand New Congress Dopo l’annuncio a giugno, in 24mila hanno dato il loro sostegno alla nuova iniziativa. Con 2.600 eventi privati e 60mila persone connesse per seguire il discorso di Sanders in diretta streaming su Facebook Live, Our Revolution è stata lanciata ufficialmente il 24 agosto. L’organizzazione si focalizza su 21 temi. Dalla Trans-Pacific Partnership all’educazione, dall’assicurazione sanitaria ai cambiamenti climatici e al rovesciamento dei super PAC, Our Revolution propone più potere ad enti e comunità locali. Come dichiarato da Sanders, infatti, la vera rivoluzione politica nasce dal basso, con politiche e rappresentanti allineati con gli interessi dei cittadini. In soli due mesi, Our Revolution ha già appoggiato più di 60 candidati, da autorità locali a senatori. Brand New Congress, Bnc, è un’altra iniziativa lanciata da ex dipendenti della campagna di Sanders. L’obiettivo? Sostituire tutti i 400 rappresentanti (in Senato e Congresso) alle elezioni di metà mandato del 2018. Si cercano politici non di professione e senza velleità politiche: lavoratori democratici, repubblicani e indipendenti che rappresentino culture religiose ed etniche di appartenenza e accomunati dalla volontà di cambiare il sistema attuale in modo efficiente. Il programma politico è ancora da definire nei dettagli, ma, per entità ed interventi, è attualmente focalizzato su un piano economico simile al New Deal. Critiche a Jeff Weaver Le proposte di Our Revolution e Bnc hanno entusiasmato migliaia di cittadini, ma stanno già affrontando le prime sfide pratiche. A una settimana dal lancio di Our Revolution, metà dello staff si è dimesso dopo la nomina a Presidente di Jeff Weaver, ex manager della campagna elettorale di Sanders. Weaver è accusato, specialmente dalla generazione più giovane, di aver perso le primarie investendo troppe risorse su metodi tradizionali di propaganda (spot televisivi) invece che sulla mobilitazione dal basso. Inoltre, lo statuto 501(c)4 di non-profit permette di ricevere ingenti donazioni, in contrasto con i piccoli contributi (in media di $27) che hanno caratterizzato la campagna delle primarie, con il rischio che interessi privati influenzino l’organizzazione, per quanto sulla carta l’organizzazione non ammetta donazioni per una specifica attività né (contrariamente alle non profit in generale) la loro detrazione dalle tasse. In ultimo, lo statuto non permette l’associazione ad attività politiche, rendendo impossibile il vero e proprio sostegno di candidati e alle loro campagne, nonché la mobilitazione di attivisti. L’iniziale appoggio a Tim Canova in Florida, per esempio,è stato di fatto revocato dopo due settimane(1). Per quanto riguarda Bnc, stime indicano che il reclutamento di un nuovo Congresso richieda almeno il doppio dei $227 milioni raccolti da Sanders durante la campagna. Al momento, i finanziamenti hanno raggiunto i $150,000 e solo due anni separano dall’obiettivo del 2018 (2). Sanders, il senatore, e una campagna che vuole la mobilitazione dal basso Sanders ha incoraggiato Our Revolution a presentare istanze per il cambiamento, a cui lui darà voce in Senato (come capo del Senate Budget Committee se a maggioranza democratica), ma i primi due mesi di vita dell’organizzazione evidenziano alcune tensioni fondamentali, a cominciare dalla relazione tra un senatore e una campagna che vuole continuare con la mobilitazione dal basso. A essa legata, vie è la frizione tra l’affiliazione al Partito Democratico di Bernie e la realtà che vede la maggior parte dei suoi sostenitori indipendenti dal Partito. Terza e non ultima sfida, sia per Our Revolution, che per Bnc, deriva dalla capacità di unire le forze per portare avanti l’agenda legislativa, all’interno dell’organizzazione e al suo esterno, con organizzazioni e movimenti progressisti, come Progressive Democrats of America, il Congressional Progressive Caucuse del Green Party nonché movimenti non partisan, come Black Lives Matter, the Fight for $15 (salario minimo), e attivisti per i cambiamenti climatici e diritti civili. Per quanto riguarda Our Revolution, per ora la sfida riparte dai cinque uomini bianchi del consiglio di amministrazione. (1) http://www.politico.com/story/2016/08/bernie-sanders-group-turmoil-227297#ixzz4OFvGSgLA. (2) http://www.progressive.org/news/2016/10/189006/magazine-whats-next-bernies-revolution. Vittoria Franchini e Chiara Rogate lavorano alla Banca Mondiale a Washington, D.C. e collaborano con il Circolo PD Washington sulle elezioni presidenziali 2016. |
venerdì 11 novembre 2016
USA. Bernie Sanders e le sue prospettive
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