lunedì 6 gennaio 2014
America Latina e Cina: rivalità.
A partire dagli anni ’60 le relazioni tra la Cina ed i Paesi latino-americani sono state caratterizzate da continuità e da cambiamento.
Il Cile, con il suo governo socialista sotto la guida di Allende, è stato il primo Paese latino-americano a riconoscere la Cina nel 1970, sebbene il commercio tra le due nazioni sia iniziato fin dal 1961. Ripercorrendo il XXI secolo, il commercio tra la Cina ed i Paesi latino americani è rapidamente aumentato. Anche se il commercio tra la Cina e i Paesi latino-americani continua a rappresentare una parte relativamente piccola dei rispettivi volumi di affari internazionali, tuttavia la crescita ha superato molte aspettative. Dal 2000 al 2009 il commercio annuale tra la Cina e i Paesi latino-americani è cresciuto di più del 1200%, passando da 10 miliardi di dollari a 130 miliardi secondo le statistiche delle Nazioni Unite.
La Cina è ora la principale destinataria delle esportazioni del Brasile, Cile e Perù nonché la seconda più importante per l’Argentina. Prodotti agricoli e minerari per il valore dell’83% delle esportazioni latino-americane, sono andate alla Cina tra il 2008 ed il 2009. La crescente domanda per i prodotti di punta del Sud America – rame, ferro, minerali grezzi, olio e semi di soia – ha avuto un forte e positivo impatto per la crescita delle esportazioni della regione, tale che i Paesi delle Ande e del Cono Sud hanno riportato rispettivamente un aumento dal 9 al 14% delle loro esportazioni totali.
I legami economici tra questi Paesi e la Cina si sono rafforzati dal momento che quest’ultima è diventata per il Cile la principale consumatrice di beni esportati nel 2007 ed il più grande partner commerciale per il Brasile nel 2009. Per esempio l’Argentina, che mantiene un surplus commerciale con la Cina, ha esportato un valore totale di 5.15 miliardi di dollari nel 2009. Il surplus è fortemente determinato dalla sua massiccia esportazione di prodotti a base di soia. Tra il 2000 ed il 2009, il 55% delle esportazioni argentine per la Cina erano semi di soia, un altro 23% olio di soia. Altri esempi dell’aumentata cooperazione tra i Paesi sono il debt swap nel 2009 tra Argentina e Cina per un valore di 10,2 miliardi di dollari e l’acquisto da parte della China National Offshore Oil Corporation di una partecipazione del valore di 3.1 miliardi di dollari nell’argentina Bridas.
Ma mentre il commercio aumenta, non tutti sono contenti della direzione dell’attività economica. Nel 2009, il 77% delle esportazioni brasiliane in Cina è stato costituito da minerali di ferro, semi di soia e olio di soia, mentre i prodotti industriali hanno costituito solo il 23%. Nel 2011 il presidente Brasiliano Dilma Rousseff ha osservato: “c’è uno squilibrio nelle nostre relazioni con la Cina. Il Brasile esporta beni di necessità ed importa troppe cianfrusaglie; mi hanno detto che l’80% dei costumi di carnevale di quest’anno viene dalla Cina”. I legami economici più forti della Cina con la regione stanno anche generando qualche preoccupazione tra i Paesi latino americani in quanto la superpotenza asiatica starebbe minacciando la loro competitività economica. Questa preoccupazione è giustificata?
Il Messico fino a poco tempo fa ha visto la Cina come un impareggiabile concorrente quando si tratta di produrre gli stessi tipi di prodotti manifatturieri ad un costo inferiore. Adesso, comunque, la Chrysler sta usando il Messico come base per fornire alcune delle sue automobili, le 500 della Fiat, al mercato cinese. Una spiegazione dello status sempre più competitivo del Messico è l’aumento del costo del lavoro in Cina. Gli stipendi nella Cina meridionale sono aumentati del 20% annuo negli scorsi quattro anni, mentre il Messico ha avuto un aumento di un solo punto percentuale. Di conseguenza gli stipendi messicani che erano di 2,4 volte superiori a quelli cinesi nel 2002, sono adesso più alti del 14%. Il Messico chiaramente si rimette in gioco nella competizione con la Cina per le esportazioni ad alta intensità di lavoro.
La Cina inoltre non ha l’esclusivo vantaggio geografico che ha il Messico nei confronti dei vicini statunitensi. Sono necessari dai venti giorni ai due mesi per mandare via nave dei beni dalla Cina agli Stati Uniti, mentre i beni messicani possono raggiungere la loro destinazione transnazionale mettendoci dai due giorni ad una settimana. Eppure il vantaggio geografico del Messico potrebbe non essere sufficiente a bilanciare la capacità cinese di produrre volumi di esportazioni più grandi e la profondità della sua supply chain globale.
Jiang Shixue, un influente accademico cinese sull’America Latina, ha ritratto la relazione tra la Cina ed i Paesi latino-americani come una cooperazione “Sud-Sud”. Si potrebbe anche affermare che i termini generalmente favorevoli del commercio per ambo le parti e l’assenza dell’intervento politico cinese in America Latina sono una prova della sua teoria. In futuro una crescita economica più lenta indebolirà la richiesta cinese per beni di necessità provenienti dall’America Latina. Livelli più alti di consumi interni in Cina allevieranno il suo onere e il desiderio di competere con il Messico per le esportazioni manifatturiere. Queste condizioni di cambiamento potrebbero annunciare uno scenario vantaggioso per tutti nelle relazioni tra la Cina ed i Paesi latino-americani.
(Traduzione dall’inglese di Silvia Toro)
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