martedì 13 gennaio 2015
Il Messico: tra le fiamme
NOTA
La
scomparsa di 43 studenti, avvenuta a Iguala, nello stato di Guerrero, lo scorso
24 settembre, è il caso più eclatante di una lunga serie di misfatti che attanaglia il Messico negli
ultimi anni. Il 5 giugno 2009 quarantanove bambini hanno perso la vita
nell’incendio dell’asilo ABC di Hermosillo. Nella dichiarazione dello scorso 7
novembre, il procuratore Jesús Murillo Karam ha affermato che molto
probabilmente i 43 studenti scomparsi nello stato di Guerrero sono stati
bruciati vivi su un rogo. Qualche giorno dopo, un esiguo numero di “anarchici”
ha incendiato il portone del Palacio nacional, che stranamente era presidiato
da un solo generale in borghese. Il 12 novembre il parlamento dello stato di
Guerrero è stato incendiato. La rassegna di questi fatti ci consente di analizzare
brevissimamente le reazioni delle istituzioni a questi eventi. Nel caso
dell’incendio dell’asilo ABC di Hermosillo i responsabili non sono stati
identificati, le vittime non sono state onorate e le loro famiglie non hanno
ottenuto alcun tipo di supporto. Riguardo alla scomparsa dei 43 studenti, il
procuratore Karam ha confermato il 7 novembre ciò che padre Solalinde aveva già
rivelato il 17 ottobre. Questo ritardo, congiuntamente alla partenza per la
Cina del presidente Peña Nieto, nel giorno in cui Karam rilasciava le sue
dichiarazioni ufficiali, ha provocato lo sdegno della popolazione. Dunque il
presidente messicano appare ormai estraneo a tutto ciò che accade nella vita
reale delle persone. Il distacco tra popolo e istituzioni non può essere certo colmato col solo presenzialismo
mediatico. Tutti questi indizi lasciano presagire che le istituzioni intendano invogliare
la popolazione a compiere azioni sovversive, così da criminalizzare, in maniera
pretestuosa, qualunque forma di malcontento.
Alessandro Ugo Imbriglia
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