lunedì 24 giugno 2013
Brasile Mundial:punti di vista controcorrente
Un interessante articolo di Francesca d'Ulisse sul Brasile è pubblicato dal 14 giugno su treccani.it
Si può leggerlo su:
http://www.treccani.it/magazine/piazza_enciclopedia_magazine/geopolitica/Brasil_mundial_punti_di_vista_controcorrente.html
giovedì 20 giugno 2013
Stati Uniti: Presentato il piano di modernizzazione dell'equipaggiamento dell'Esercito americano per l'anno 2014
Il 24 maggio è stato presentato il “Piano di modernizzazione dell’equipaggiamento dell’Esercito americano per l’anno 2014”. Tale documento, che dovrà ora essere valutato dal Congresso, fissa le priorità nelle acquisizioni della Forza Armata su un orizzonte temporale di circa 15 anni ed è stato redatto sulla base di tre priorità strategiche di fondo:
• individuare i nuovi equipaggiamenti da acquisire sulla base dell’esperienza afghana e determinare il destino del materiale da dismettere a seguito del ritiro dal Paese asiatico;
• assecondare il nuovo riallineamento della Forza Armata sul teatro operativo del Pacifico;
• assicurare il raggiungimento degli obiettivi, in termini di bilanciamento delle forze operative dell’Esercito, nel rispetto della struttura composta da Brigade Combat Teams (BCT) corazzate, BCT medie su veicolo Stryker e BCT leggere.
A causa della “sequestation” in atto, l’Eserc! ito americano non è ancora in grado di stabilire di quali risorse disporrà per il biennio 2013/14 tuttavia, sulla base dei 10 settori di attività in cui è declinata la pianificazione dei programmi di ammodernamento, la Forza Armata ha indicato tre aree di priorità:
• migliorare la letalità e la protezione passiva del soldato e della squadra di fanteria;
• incrementare le capacità di comando della missione a livello tattico mettendo i soldati nelle condizioni di comunicare e ricevere informazioni in maniera più tempestiva;
• riorientare lo US Army sul suo core business principale ovvero essere preparato a combattere e a vincere un conflitto convenzionale su larga scala (ponendo di fatto termine a più di un decennio di sforzi volti quasi esclusivamente ad incrementare le capacità di warfare asimmetrico).
Al fine di poter raggiungere tali obiettivi l’Esercito americano individua alcuni programmi assolutamente prioritari sul fronte del migli! oramento delle capacità di comunicazione e situation awareness delle forze con i relativi costi: il Warfighter Information Network-Tactical (al costo di 1,3 miliardi di dollari) relativo al rinnovo delle reti di comunicazione tattica della Forza Armata; il programma di acquisizione di nuove radio tattiche (402,1 milioni di dollari); la nuova piattaforma comune di comando e controllo del campo di battaglia (110,2 milioni di dollari); il Distributed Common Ground System-Army (295 milioni di dollari) in collaborazione con l’Air Force e destinato a disseminare le informazioni di intelligence raccolte dai velivoli alle unità terrestri e, infine, il Nett Warrior System (122,6 milioni di dollari) destinato a migliorare le capacità operative dei capisquadra di fanteria una volta appiedati.
Per quanto concerne i veicoli, l’US Army ritiene fondamentale procedere con i progetti Ground Combat Vehicle (592 milioni di dollari) destinato a realizzare una nuova piattaforma con cui! sostituire i veicoli Bradley e Stryker all’interno delle rispettive BCT; Armored Multi-Purpose Vehicle (116 milioni di dollari) volto ad individuare un successore per le migliaia di M-113 ancora in servizio e all’upgrade dei semoventi di artiglieria M-109 A6 Paladin al nuovo standard PIM (340,8 milioni di dollari).
Infine, ultimi, ma non per importanza, vengono richiesti 84,2 miliioni di dollari per procedere con il programma Joint Light Tactical Vehicle destinato a sostituire gli Humvee e 257,8 milioni per la nuova versione F dell’immortale elicottero scout OH-58 Kiowa Warrior.
L’enfasi posta dall’Esercito al rinnovo completo delle piattaforme da combattimento, sia nelle BCT pesanti che in quelle medie, dimostra come la Forza Armata, dopo anni di attenzioni rivolte ai mezzi più adatti alle attività di controinsurrezione, stia ora tornando a focalizzarsi su prospettive di confronto più simmetriche e voglia assicurarsi di mantenere, anche in futuro, un m! argine di superiorità incontestabile, nelle componenti pesanti e blindate, con particolare riguardo ai contemporanei piani di modernizzazione in atto da qui al 2025 nelle controparti cinesi e russe. Tale risultato vuole essere ottenuto grazie ad uno sforzo costante di upgrade delle piattaforme Bradley e Stryker contemporaneamente allo sviluppo e introduzione in servizio del loro successore GCV che, secondo i piani attuali, dovrebbe iniziare ad essere disponibile a partire dal 2017.
• individuare i nuovi equipaggiamenti da acquisire sulla base dell’esperienza afghana e determinare il destino del materiale da dismettere a seguito del ritiro dal Paese asiatico;
• assecondare il nuovo riallineamento della Forza Armata sul teatro operativo del Pacifico;
• assicurare il raggiungimento degli obiettivi, in termini di bilanciamento delle forze operative dell’Esercito, nel rispetto della struttura composta da Brigade Combat Teams (BCT) corazzate, BCT medie su veicolo Stryker e BCT leggere.
A causa della “sequestation” in atto, l’Eserc! ito americano non è ancora in grado di stabilire di quali risorse disporrà per il biennio 2013/14 tuttavia, sulla base dei 10 settori di attività in cui è declinata la pianificazione dei programmi di ammodernamento, la Forza Armata ha indicato tre aree di priorità:
• migliorare la letalità e la protezione passiva del soldato e della squadra di fanteria;
• incrementare le capacità di comando della missione a livello tattico mettendo i soldati nelle condizioni di comunicare e ricevere informazioni in maniera più tempestiva;
• riorientare lo US Army sul suo core business principale ovvero essere preparato a combattere e a vincere un conflitto convenzionale su larga scala (ponendo di fatto termine a più di un decennio di sforzi volti quasi esclusivamente ad incrementare le capacità di warfare asimmetrico).
Al fine di poter raggiungere tali obiettivi l’Esercito americano individua alcuni programmi assolutamente prioritari sul fronte del migli! oramento delle capacità di comunicazione e situation awareness delle forze con i relativi costi: il Warfighter Information Network-Tactical (al costo di 1,3 miliardi di dollari) relativo al rinnovo delle reti di comunicazione tattica della Forza Armata; il programma di acquisizione di nuove radio tattiche (402,1 milioni di dollari); la nuova piattaforma comune di comando e controllo del campo di battaglia (110,2 milioni di dollari); il Distributed Common Ground System-Army (295 milioni di dollari) in collaborazione con l’Air Force e destinato a disseminare le informazioni di intelligence raccolte dai velivoli alle unità terrestri e, infine, il Nett Warrior System (122,6 milioni di dollari) destinato a migliorare le capacità operative dei capisquadra di fanteria una volta appiedati.
Per quanto concerne i veicoli, l’US Army ritiene fondamentale procedere con i progetti Ground Combat Vehicle (592 milioni di dollari) destinato a realizzare una nuova piattaforma con cui! sostituire i veicoli Bradley e Stryker all’interno delle rispettive BCT; Armored Multi-Purpose Vehicle (116 milioni di dollari) volto ad individuare un successore per le migliaia di M-113 ancora in servizio e all’upgrade dei semoventi di artiglieria M-109 A6 Paladin al nuovo standard PIM (340,8 milioni di dollari).
Infine, ultimi, ma non per importanza, vengono richiesti 84,2 miliioni di dollari per procedere con il programma Joint Light Tactical Vehicle destinato a sostituire gli Humvee e 257,8 milioni per la nuova versione F dell’immortale elicottero scout OH-58 Kiowa Warrior.
L’enfasi posta dall’Esercito al rinnovo completo delle piattaforme da combattimento, sia nelle BCT pesanti che in quelle medie, dimostra come la Forza Armata, dopo anni di attenzioni rivolte ai mezzi più adatti alle attività di controinsurrezione, stia ora tornando a focalizzarsi su prospettive di confronto più simmetriche e voglia assicurarsi di mantenere, anche in futuro, un m! argine di superiorità incontestabile, nelle componenti pesanti e blindate, con particolare riguardo ai contemporanei piani di modernizzazione in atto da qui al 2025 nelle controparti cinesi e russe. Tale risultato vuole essere ottenuto grazie ad uno sforzo costante di upgrade delle piattaforme Bradley e Stryker contemporaneamente allo sviluppo e introduzione in servizio del loro successore GCV che, secondo i piani attuali, dovrebbe iniziare ad essere disponibile a partire dal 2017.
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sabato 15 giugno 2013
Stati Uniti: il confronto con la Cina continua.
Dopo il vertice con Xi Jinping L’enigma cinese di Obama Stefano Silvestri 11/06/2013 |
Secondo il presidente cinese Xi Jinping, il suo vertice a Sunnylands, in California, con il presidente Usa Barack Obama, è avvenuto ad un “momento critico” dei rapporti bilaterali tra le due potenze e sarebbe dovuto servire per instaurare un “rapporto di nuovo tipo”.
Ore di colloqui non hanno però prodotto risultati pubblici di un qualche rilievo, né le dichiarazioni alla stampa hanno dato prova di maggiore duttilità o di una qualche bozza di accordo. Vedremo quindi solo nei prossimi mesi, sul campo, se qualcosa è realmente cambiato.
L’unico messaggio evidente è stato uno show di ottimismo da parte di Obama (che peraltro ne ha grande bisogno perché è oggi fortemente contestato al suo interno) e il sorriso soddisfatto di Xi, che ha dato l’impressione di essere molto sicuro di sé. Resta però poco chiaro quale sarà l’indirizzo futuro della Cina.
Nuova influenza
Sono passati i tempi in cui Deng Xiaoping, parlando nel 1974 all’Assemblea delle Nazioni Unite, affermava che “la Cina non è una superpotenza, né cercherà di diventarlo. Se un giorno la Cina dovesse mutare colore e tramutarsi in superpotenza, se anch’essa dovesse esercitare il ruolo di tiranno nel mondo, e assoggettare altri ovunque a tracotanti azioni di aggressione e sfruttamento, i popoli del mondo dovrebbero identificarla come social-imperialista e opporsi ad essa e unirsi al popolo cinese per rovesciarla”. Da allora la Cina ha propugnato la dottrina dello “sviluppo pacifico”, che non minaccia i vicini e aiuta il mondo nel suo insieme.
Ma la situazione è oggi differente. La Cina non è esplicitamente aggressiva, ma è certamente molto più assertiva sia per quel che riguarda i suoi diritti e le sue ambizioni. La Cina di Mao, che aveva fatto il grande accordo con Nixon e Kissinger, era una potenza appena emergente, preoccupata di un suo possibile accerchiamento da parte degli Stati Uniti (specie se Washington si fosse accordata con Mosca), e quindi ansiosa di concludere un accordo realpolitico con gli americani.
Gli Usa, d’altra parte, erano abbastanza sicuri che la relativa debolezza cinese non avrebbe offerto a Pechino l’immediata possibilità di dominare lo spazio strategico asiatico. Si trattava, allora, di una potenza interessata soprattutto a mantenere intatta la sua sovranità e la sua unità territoriale, mentre gli Usa rimanevano la potenza determinante degli equilibri nell’Asia-Pacifico.
Oggi non è più così. La Cina sta allargando la sua sfera di influenza politica e strategica, in Asia come in Africa. È attiva in Afghanistan, è alleata di fatto con il Pakistan, fa affari con l’Iran e con l’Iraq sciita, si oppone ad Europa e Stati Uniti in Siria, eccetera. Soprattutto essa preme per una revisione degli equilibri marittimi, rivendicando territori e spazi di mare aperto con un linguaggio spesso tracotante.
Basti pensare che essa definisce l’area del Mar cinese meridionale, dove è in immediato e diretto contrasto con il Vietnam, le Filippine, l’Indonesia e la Malesia, usando gli stessi termini che a suo tempo aveva utilizzato per giustificare l’annessione del Tibet. Inevitabilmente questo sta risvegliando le preoccupazioni dei suoi vicini e ne alimenta le correnti più nazionaliste e, in qualche caso, militariste.
Punti d’incontro
Certo, Pechino condivide con Washington una certa preoccupazione nei confronti della Corea del Nord, che vorrebbe vedere disarmata nuclearmente (se non altro per non accrescere i suoi contrasti con la Corea del Sud e il Giappone), ma sa anche bene di essere, in questo caso, la vera potenza indispensabile e vuole quindi giocare con prudenza le sue carte, in un’ottica non necessariamente analoga a quella americana.
Essa teme, e non potrebbe essere altrimenti, una eventuale risposta militare, ma non sino al punto di rinunciare al suo massiccio hackeraggio cibernetico (in parte economico e in parte militare) né di accettare passivamente la supremazia navale americana nell’area di suo interesse strategico. Vuole buoni rapporti con gli altri paesi asiatici, ma senza rinunciare alla sua supposta o reale preminenza gerarchica nei loro confronti.
In altri termini, la Cina è una potenza nazionalista prudente, in espansione, anche se sembra intenzionata ad evitare il confronto militare diretto (inclusa la questione di Taiwan).
Tutto questo è comprensibile, ma non del tutto accettabile. Quando noi pensiamo ad un rapporto nuovo tra le grandi potenze, pensiamo anche alla distensione che ci fu tra Usa e Urss, ad accordi dettagliati per accrescere la fiducia reciproca, evitare incidenti e aumentare la piena comprensione delle mosse dell’interlocutore, e soprattutto ad un atteggiamento di larga collaborazione tra le parti. È forse questo che Xi ha offerto ad Obama? Se restiamo alle dichiarazioni fatte e a quanto è sinora filtrato all’esterno dei colloqui, non sembra, o almeno non ancora in una forma esplicita e verificabile.
Siamo solo all’inizio di un processo di conoscenza reciproca, ed è quindi forse ingeneroso attendersi risultati importanti a breve scadenza. Tuttavia sarebbe prematuro oggi affermare che abbiamo assistito ad una svolta significativa. La Cina è ancora un enigma che attende la sua soluzione.
Stefano Silvestri è direttore di “Affarinternazionali” e presidente dello IAI.
- See more at: http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=2338#sthash.un1dzTuo.dpuf
Ore di colloqui non hanno però prodotto risultati pubblici di un qualche rilievo, né le dichiarazioni alla stampa hanno dato prova di maggiore duttilità o di una qualche bozza di accordo. Vedremo quindi solo nei prossimi mesi, sul campo, se qualcosa è realmente cambiato.
L’unico messaggio evidente è stato uno show di ottimismo da parte di Obama (che peraltro ne ha grande bisogno perché è oggi fortemente contestato al suo interno) e il sorriso soddisfatto di Xi, che ha dato l’impressione di essere molto sicuro di sé. Resta però poco chiaro quale sarà l’indirizzo futuro della Cina.
Nuova influenza
Sono passati i tempi in cui Deng Xiaoping, parlando nel 1974 all’Assemblea delle Nazioni Unite, affermava che “la Cina non è una superpotenza, né cercherà di diventarlo. Se un giorno la Cina dovesse mutare colore e tramutarsi in superpotenza, se anch’essa dovesse esercitare il ruolo di tiranno nel mondo, e assoggettare altri ovunque a tracotanti azioni di aggressione e sfruttamento, i popoli del mondo dovrebbero identificarla come social-imperialista e opporsi ad essa e unirsi al popolo cinese per rovesciarla”. Da allora la Cina ha propugnato la dottrina dello “sviluppo pacifico”, che non minaccia i vicini e aiuta il mondo nel suo insieme.
Ma la situazione è oggi differente. La Cina non è esplicitamente aggressiva, ma è certamente molto più assertiva sia per quel che riguarda i suoi diritti e le sue ambizioni. La Cina di Mao, che aveva fatto il grande accordo con Nixon e Kissinger, era una potenza appena emergente, preoccupata di un suo possibile accerchiamento da parte degli Stati Uniti (specie se Washington si fosse accordata con Mosca), e quindi ansiosa di concludere un accordo realpolitico con gli americani.
Gli Usa, d’altra parte, erano abbastanza sicuri che la relativa debolezza cinese non avrebbe offerto a Pechino l’immediata possibilità di dominare lo spazio strategico asiatico. Si trattava, allora, di una potenza interessata soprattutto a mantenere intatta la sua sovranità e la sua unità territoriale, mentre gli Usa rimanevano la potenza determinante degli equilibri nell’Asia-Pacifico.
Oggi non è più così. La Cina sta allargando la sua sfera di influenza politica e strategica, in Asia come in Africa. È attiva in Afghanistan, è alleata di fatto con il Pakistan, fa affari con l’Iran e con l’Iraq sciita, si oppone ad Europa e Stati Uniti in Siria, eccetera. Soprattutto essa preme per una revisione degli equilibri marittimi, rivendicando territori e spazi di mare aperto con un linguaggio spesso tracotante.
Basti pensare che essa definisce l’area del Mar cinese meridionale, dove è in immediato e diretto contrasto con il Vietnam, le Filippine, l’Indonesia e la Malesia, usando gli stessi termini che a suo tempo aveva utilizzato per giustificare l’annessione del Tibet. Inevitabilmente questo sta risvegliando le preoccupazioni dei suoi vicini e ne alimenta le correnti più nazionaliste e, in qualche caso, militariste.
Punti d’incontro
Certo, Pechino condivide con Washington una certa preoccupazione nei confronti della Corea del Nord, che vorrebbe vedere disarmata nuclearmente (se non altro per non accrescere i suoi contrasti con la Corea del Sud e il Giappone), ma sa anche bene di essere, in questo caso, la vera potenza indispensabile e vuole quindi giocare con prudenza le sue carte, in un’ottica non necessariamente analoga a quella americana.
Essa teme, e non potrebbe essere altrimenti, una eventuale risposta militare, ma non sino al punto di rinunciare al suo massiccio hackeraggio cibernetico (in parte economico e in parte militare) né di accettare passivamente la supremazia navale americana nell’area di suo interesse strategico. Vuole buoni rapporti con gli altri paesi asiatici, ma senza rinunciare alla sua supposta o reale preminenza gerarchica nei loro confronti.
In altri termini, la Cina è una potenza nazionalista prudente, in espansione, anche se sembra intenzionata ad evitare il confronto militare diretto (inclusa la questione di Taiwan).
Tutto questo è comprensibile, ma non del tutto accettabile. Quando noi pensiamo ad un rapporto nuovo tra le grandi potenze, pensiamo anche alla distensione che ci fu tra Usa e Urss, ad accordi dettagliati per accrescere la fiducia reciproca, evitare incidenti e aumentare la piena comprensione delle mosse dell’interlocutore, e soprattutto ad un atteggiamento di larga collaborazione tra le parti. È forse questo che Xi ha offerto ad Obama? Se restiamo alle dichiarazioni fatte e a quanto è sinora filtrato all’esterno dei colloqui, non sembra, o almeno non ancora in una forma esplicita e verificabile.
Siamo solo all’inizio di un processo di conoscenza reciproca, ed è quindi forse ingeneroso attendersi risultati importanti a breve scadenza. Tuttavia sarebbe prematuro oggi affermare che abbiamo assistito ad una svolta significativa. La Cina è ancora un enigma che attende la sua soluzione.
Stefano Silvestri è direttore di “Affarinternazionali” e presidente dello IAI.
venerdì 7 giugno 2013
La crisi del sistema fianziario e bancario degli Stati Uniti
giovedì 6 giugno 2013
Argentina Annunciato il secondo raccolto più copioso della storia
L’anno agricolo
nazionale 2013-2013 si concluderà con un raccolto della produzione agricola
pari a 102,6 milioni di tonnellate , oltre 11 milioni in più dell’anno
precedente. A causa di una forte siccità il precedente raccolto era stato apri
a 90, 4 milioni di tonnellate, che seguiva il raccolto del 2010-2011che era
stato paria 104,06, che ancora oggi rappresenta il record di raccolto assoluto.
Secondo la
comunicazione del Governo argentino il dato di quest’anno è la conseguenza dei
raccolti record di mais, arachidi ed orzo, nonchè del migliore raccolto di
sorgo degli ultimi 30 anni. Per il sorgo è stata confermata una produzione
record di 5,16milioni di tonnellate, mentre quella del mais si attesta sui 25,7
milioni di tonnellate.
Per le arachidi le 900.000 tonnellate ottenute
a fronte delle 686.000 del ciclo precedente segnando un aumento del 31,2% La
soia, che è la principale cultura dell’Argentina la produzione si attesta sui
50.6 milione di tonnellate, con una crescita del 26%. Chiuderà con il segno
meno la raccolta del grano, ma sono pronti gli investimenti per aumentare la
superficie da destinare alla coltivazione per una produzione che passerà da
3160 a 4 milioni di ettari di terreno.
mercoledì 5 giugno 2013
La Grande Crisi nel continente americano
Cominciata negli Stati Unit nell'estate del 2007 la crisi dei subprime si è progressivamente estesa a tutto il mondo . All'inizio era una crisi finanziaria, poi è diventata una crisi economica per sfociare in una crisi sociale e politica.
Nel Continente americano questa crisi ha segnato il ruolo degli Stati Uniti, che non possono più presentarsi come la prima potenza economica del mondo, e questo ruolo viene progressivamente messo in discussione dalla economia della Cina, che, al riparo di questa crisi, pensa di sorpassare l'economia statunitense già dal 2016.
Nel resto del continente il paese più colpito è il Paraguay, in America Latina: spetterà al presidente Horatio Cartes, eletto lo scorso aprile e che si insiederà il prossimo 15 giugno affrontarla con riforme ed iniziative ardite quanto difficli. Chi lo ha votato ritiene possibile , considerando la sua storia personale di successo e nonostante i trascorsi autoritari e clientelari del Partido Colorado aprire una nuova pagina per i progresso economico e sociale del Paraguay, come da lui promesso.
martedì 4 giugno 2013
Attori Internazionali in America Latina
Nazioni
Unite
Non
vi sono attualmente missioni di pace gestite dall’ ONU in Sud America, il dato
però non deve ingannare. Le recenti tensioni avvenute ai confini fra la
Colombia, l’Ecuador ed il Venezuela dimostrano una stabilità relativa. Il
compito principale dell’organizzazione nel continente latino-americano é senza
dubbio il supporto e la gestione dei profughi tramite l’UNHCR, l’alto
commissariato per i rifugiati. Il 12% di tutti i richiedenti l’asilo provengono
dal Sud America e dai paesi caraibici. Il paese che più preoccupa l’UNCHR é la
Colombia, all’interno della quale diverse migliaia di indigeni Wounaan stanno
lasciando le loro terre situate nella regione nord-occidentale di Choco, a
causa delle tensioni e conflitti continui che contraddistinguono la Colombia.
Secondo fonti ONU si può parlare di una vera e propria crisi umanitaria. Altre
tematiche affrontate dalle Nazioni Unite sul conteninente sono il problema
della deforestazione dell’Amazonia e i cambiamenti climatici che investono
sopratutto le regioni polari di Cile ed Argentina.
2.
CICR
Il
Comitato Internazionale della Croce Rossa é impegnato in diverse missioni sul
continente Sud Americano. Come per le Nazioni Unite, anche per il CICR il paese
con il maggior numero di impegni da parte dell’organizzazione é la Colombia.
Durante i soli mesi di aprile e maggio del 2007, il CICR ha fornito 107
millioni di tonnellate di viveri e altri prodotti di prima necessità ad oltre
6000 civili sfollati a causa del conflitto. L’organizzazione ha svolto anche un
importante ruolo nella mediazione con i ribelli, che ha portato alla
liberazione di diversi ostaggi detenuti dalle FARC. Altre missioni si svolgono
in Perù, Bolivia ed Ecuador con scopi sopratutto di prevenzione. Un altro
compito molto importante svolto dal CICR nell’America latina, é l’impegno a
sostenere l’istruzione del diritto umanitario ai diversi combattenti. Con
rappresentanze in tutti i paesi, il CICR é senza dubbio l’organizzazione più
presente ed attiva in progetti di assistenza e prevenzione sanitaria come ad
esempio nella lotta all’ AIDS.
3.
Comunità delle Nazioni del Sud America
La CSN é una comunità politica ed economica costituita l'8 dicembre 2004
nella città di Cusco (Perù) durante il III
Summit del Sudamerica. La Comunità intende stabilire una zona di
libero scambio delle merci come nell’ Unione Europea fra i Paesi aderenti alla Comunità Andina, quelli aderenti al Mercosur, il Cile,
la Guyana e il Suriname. Esclusivamente la Guyana Francese non
partecipa di fatto alla Comunità. Gli obiettivi perseguiti dalla Comunità sono:
-eliminare tutti i dazi doganali per i prodotti comuni
entro il 2014;
-eliminare tutti i dazi doganali per i
prodotti "pericolosi" (armi, esplosivi...) entro il 2019;
-stabilire un Parlamento comune, una
moneta comune e un passaporto unico entro il 2019;
-coordinare
le politiche in campo agricolo, diplomatico, energetico, scientifico,
culturale, sociale e in altri ambiti.
Le azioni comuni fino ad ora intraprese si limitano a progetti
come l'Autostrada inter-oceanica
(in spagnolo, Carretera Interoceánica) che unirà Perù, Bolivia e Brasile, l'Anello energetico sudamericano,
un progetto che vedrà le forniture di gas di Argentina,
Brasile,
Cile, Paraguay
e Uruguay
soddisfatte interamente dal Perù,
attraverso un gasdotto
la cui costruzione è iniziata nel 2006.
4.
Amnesty International. L’unico paese nel quale l’organizzazione che lotta per
il rispetto dei diritti umani é attivo é, ancora una volta la Colombia.
Mediante osservatori essa si occupa di monitorare la situazione del rispetto
fondamentale dei diritti da parte di tutte le fazioni coinvolte nella guerra
civile. Secondo il rapporto redatto a fine 2007, sia le forze regolari
colombiane così come le FARC e l’ELN, si sono macchiati di crimini contro
l’umanità.
lunedì 3 giugno 2013
Parametri III America Latina; Forza Lavoro in Agricoltura,Spesa Militare, Disastri Naturali,Indice di Sviluppo Umano,Crescita Demografica
1)
FORZA
LAVORO IN AGRICOLTURA - L’agricoltura sudamericana è caratterizzata e
condizionata dall’estrema concentrazione della proprietà, ereditata dal periodo
coloniale. L’1% dei proprietari terrieri dispone infatti di circa il 70% delle
terre coltivabili, spesso tenute incolte o destinate al pascolo. Il restante
30% delle terre è organizzato in fondi di minuscole dimensioni, coltivati da
famiglie contadine spesso poverissime. La scarsa produttività di questi fondi è
alla base del continuo abbandono delle campagne e del disordinato e problematico
sviluppo delle aree urbane.
2)
AIUTO
ESTERO - n.v.
3)
HIV/AIDS
- Il Brasile (anche l’America del sud soffre pesantemente per il problema
HIV-AIDS) ha già ottenuto una riduzione dei prezzi di 15 antiretrovirali nella
misura compresa fra il 10 e il 76%: le case farmaceutiche interessate sono la Roche , la Gilead Sciances
Inc. e la Abbott Laboratories.
4)
SPESA
MILITARE - In America del Sud la militarizzazione avanzi a passi da gigante. In
realtà il Venezuela, malgrado i nuovi acquisti, è al sesto posto (dietro
Brasile, Perù, Argentina, Cile e Colombia) nella classifica dei poteri militari
sudamericani elaborata da Military power review nel 2004 e l'America del Sud
resta una delle zone di minor tensione al mondo e che dedicano meno risorse
alle spese militari (il 1,5% del Pil, contro il 4% dell'Unione europea, il 3%
degli Stati uniti - il 47% delle spese miliari del pianeta - e il 12% del Medio
Oriente). Malgrado ciò, e per quanto possa apparire contraddittorio, è
possibile parlare di una crescente militarizzazione del continente e quattro
sono le principali cause: il Plan Colombia come punto emergente della strategia
regionale di Washington, che include la guerra al narcotraffico e alla
guerriglia e il controllo della biodiversità della regione andina dal Venezuela
alla Bolivia; le nuove forme che sta assumendo la guerra nell'epoca del
neoliberismo (la privatizzazione della guerra); il nuovo ruolo del Brasile nel
continente, unica nazione del Sud povero a possedere una autonoma strategia
militare; infine - quarto fattore - l'intento di contenere la protesta sociale
con la militarizzazione della società e la criminalizzazione dei movimenti
sociali da parte di ciascuna classe dominante nazionale, con l'appoggio di
Washington.
5)
DISASTRI
NATURALI - L’America del Sud – è una delle aree maggiormente soggette alle
catastrofi naturali. Scosse sismiche, frane, eruzioni vulcaniche, uragani sono
fenomeni frequenti. La variabilità climatica, che si manifesta con siccità,
inondazioni, forti venti risulta ancor più marcata per effetto del ricorrente
fenomeno « El Niño ». Le catastrofi naturali causano morte e distruzione in
tutta la regione.
Milioni di persone ne subiscono ripetutamente gli effetti a
livello umano e materiale e, in generale, sono proprio le popolazioni più sfavorite
quelle maggiormente colpite. La regione non è interessata soltanto da fenomeni
naturali di grandi dimensioni, come l’uragano Mitch (che, secondo la CEPAL , ha causato danni per
circa 8 miliardi di dollari), ma anche da una successione di disastri di media
e bassa entità che, complessivamente, provocano danni e disagi maggiori di
quelli conseguenti alle grandi catastrofi.
6)
ISOLAMENTO
GEOGRAFICO - n.v.
7)
INDICE
DI SVILUPPO UMANO - Tempo fa il PNL, cioè il prodotto nazionale lordo di un
paese, era l'unico parametro per stabilire se in un stato si viveva bene oppure
no . Questo è falso perché il benessere ha bisogno di altre condizioni. Prima
di tutto ci vuole la giustizia: infatti se la produzione aumenta ma la
ricchezza è mal distribuita, il benessere sarà solo per pochi. C'è bisogno poi
di solidarietà, perché da essa dipende lo sviluppo delle fasce più deboli
(disoccupati, anziani, invalidi…). Deve poi essere garantito il lavoro,
l'istruzione, la speranza di vita, la partecipazione,… Il benessere, dunque, prima
di essere ricchezza è tutto questo.Ogni tentativo di descrivere la realtà delle
nazioni basandosi sulle medie è fuorviante perché ci fa credere che al loro
interno tutti gli abitanti vivano nelle stesse condizioni. In altre parole, le
medie nascondono le differenze. Prendiamo come esempio il Brasile: il reddito
pro-capite di questo paese è di 4951 dollari, ma al suo interno ci sono 34
milioni di poverissimi. In effetti se diamo qualche sguardo a come è
distribuita la ricchezza in Brasile scopriamo che nel 1989 il 50% della
popolazione (75 milioni di persone) godeva solo del 3,5% del reddito nazionale,
mentre il 10% più ricco (15 milioni di persone) si appropriava del 53% della
ricchezza nazionale. In effetti se vogliamo capire perché nel Sud del mondo c'è
tanta povertà dobbiamo smettere di studiare le nazioni come realtà compatte.
Scopriremo che le nazioni, sia quelle del Nord che quelle del Sud, sono tutte
governate da ristretti gruppi che mirano solo ad arricchire se stessi.
8)
POPOLAZIONE,
CRESCITA DEMOGRAFICA - Nonostante la vastità del territorio, l’America
meridionale conta appena 380 milioni di abitanti. La popolazione sudamericana
si è andata costituendo lungo tutto il periodo della colonizzazione e nel
secolo seguito all’indipendenza attraverso una serie di migrazioni, provenienti
soprattutto dalla penisola iberica e dall’Africa. Infatti la popolazione
autoctona, decimata dalle guerre di conquista e dalle malattie portate dagli
europei, venne rimpiazzata da coloni spagnoli e portoghesi e da schiavi
africani, ai quali si aggiunsero, a partire dalla fine del XIX secolo,
italiani, tedeschi, slavi e altri europei. La preminenza delle lingue spagnola
e portoghese e della religione cattolica, importate dalla penisola iberica,
sono alla base dell’altra denominazione di America latina che il Sudamerica
condivide con l’America centrale e caraibica, distinguendosi dalla parte
settentrionale caratterizzata inizialmente da un popolamento di matrice
anglosassone e francese. Le ondate migratorie più cospicue si ebbero nei primi
decenni del XX secolo. Dal 1930 il flusso migratorio europeo si ridusse, mentre
assunsero rilievo gli spostamenti dalle regioni interne e rurali alle città e
alle regioni costiere. Benché la densità media sia di 22 abitanti per km², la
popolazione sudamericana è oggi concentrata negli agglomerati urbani (79% della
popolazione) e la metà dei paesi presenta una densità demografica inferiore ai
20 abitanti per km². Poco meno del 50% della popolazione vive in Brasile; oltre
un quinto risiede in Colombia, Venezuela ed Ecuador. L’incremento demografico
naturale e le migrazioni dalle aree periferiche hanno determinato una crescita
della popolazione urbana superiore al 4% annuo. In Argentina, Cile e Uruguay,
il tasso di crescita demografica urbana è rallentato, ma nelle regioni centrali
e settentrionali le città continuano ad attrarre centinaia di migliaia di
persone ogni anno.
domenica 2 giugno 2013
Parametri II America Latina: Fazioni etniche/religiose, movimenti interni di strati della popolazione, regime politico, nuovi stati con formazione instabile, corruzione, prodotto nazionale lordo,, crescita demografica
1)
FAZIONE
ETNICHE/RELIGIOSE - In questo senso le
sette evangeliche e puritane, gli spiritisti e gli afro-brasiliani sono i più
attivi e quindi registrano un maggior successo: sono infatti le religioni che
più crescono in Brasile a scapito della religione cattolica. Si fanno forte inoltre
dell'esperienza nord-americana e del sistema di vendita del
"prodotto" religioso "porta a porta" col supporto
pubblicitario di alcune potenti reti televisive: in poche parole, la religione
si fa simile ad uno shampoo o ad un elettrodomestico.Le cifre parlano chiaro ed
il comportamento delle persone parla più forte: il sincretismo religioso è un
fenomeno diffuso ed è una conseguenza diretta del processo di sradicamento
vissuto dai primi gruppi umani insediatisi in questo continente. Alla perdita
delle radici familiari e sociali insita nel processo dell'emigrazione e in
assenza di quelle condizioni spirituali che presiedono alla creazione di una
nuova religione o allo sviluppo rinnovato della stessa si è voluto rimediare
con un surrogato, con un qualcosa cioè che non solo non ha più la carica e
l'intensità del culto da cui deriva, ma come dicevamo prima non è in condizione
neanche lontanamente di proporne una nuova: quasi tutti gli appelli religiosi
sono infatti mutuati dalle forme di propaganda commerciale di origine
nordamericana.
2)
MOVIMENTI
INTERNI DI STRATI DI LA
POPOLAZIONE - In Colombia, dove il conflitto che imperversa
da quarant'anni non dà alcun segno di regressione, ECHO interverrà laddove non
lo fanno le istituzioni nazionali, aiutando gli sfollati e le popolazioni
confinate o bloccate economicamente dai gruppi armati. Infine, in America
centrale e in America del sud, sarà pronta ad intervenire se necessario e in
caso di gravi calamità naturali che non possano essere affrontate sulla base
delle risorse nazionali. Uno dei problemi ancora in sospeso e che deve
risolvere l’America Latina è la situazione irregolare di molti immigrati che
sono colpiti dalle politiche restrittive dei vari paesi della regione. Ciò, in
effetti, comporta lo sfruttamento crescente e l’abuso dei loro diritti
fondamentali. L’impossibilità di ricongiungersi con le loro famiglie e il fatto
di vivere nel timore della clandestinità fa sì che si isolino e si allontanino
dai propri familiari che risiedono nei loro paesi d’origine. Le migrazioni di
frontiera o di confine sono avvenute in diversi paesi (Argentina, Venezuela,
Costa Rica e Stati Uniti) come se fosse una estensione delle migrazioni
interne, obbedendo ad una articolazione dei mercati di lavoro
3)
REGIME
POLITICO - L’America Latina è percorsa da un’imponente serie di cambiamenti
interni ed internazionali. giro di un lustro sono saliti al potere governi di
varie sfumature politiche,ma uniti in maggioranza nell’intento di mitigare
seriamente i grandi squilibri sociali interni. La sfida maggiore delle
differenti dirigenze non è né quella della globalizzazione,accettata nei fatti,
anche se talvolta criticata nei discorsi, né quella della relazione con gli
USA, più lontani perché impegnati su altri scacchieri, bensì quella della competenza
nelgovernare e nella lotta alla corruzione ed al crimine organizzato.Strutture
come la Comunità
Andina (CAN) e persino il Mercosur che prima fornivanoun
chiaro quadro di cooperazione regionale sono entrate in crisi, anche se tutti
ipaesi dell’America del Sud sono consapevoli dell’indispensabilità di
un’efficace regionalizzazione.
4)
“NUOVI
STATI” CON FORMAZIONE INSTABILE - l’integrazione fra i due blocchi per formare la Comunità Sudamericana
di Nazioni che includerebbe tutti i paesi dell’America del Sud (meno la Guyana francese che è parte
dell’Unione Europea). Il progetto è stato lanciato nell’8 dicembre 2004 a Cuzco in Perù con la
presenza di tutti i capi di Stato latinoamericani (o quasi tutti dato che
Kirchner dell’Argentina ha detto che l’altura gli dava il mal di testa
/soroche/ e ha mandato il ministro degli Esteri). Questo progetto si ispira
all’Unione Europea e vuole realizzare, nell’arco di 15 anni, gli ambiziosi
obiettivi di una integrazione economica, con la creazione di un libero mercato
interno e di dazi esterni comuni, l’integrazione monetaria, con la creazione di
una moneta unica, l’integrazione politica con la creazione di istituzioni
soprannazionali a livello esecutivo, legislativo e giudiziario, e
l’integrazione sociale e culturale con maggiori contatti fra le società
sudamericani a livello sindacale, delle ONG, dei mezzi di
comunicazione,dell’educazione, della cultura, della musica.
5)
CORRUZIONE
- Il secondo è quello della corruzione. I governi della regione, ma in maniera
molto speciale quelli del mio paese, hanno raggiunto un grado di corruzione
inconcepibile. Ma la corruzione è unita ad un altro problema che è quello della
giustizia. La giustizia è inoperante in gran parte dei paesi, non è idonea e,
nel caso concreto dell’Argentina la stessa Corte Suprema
si è compromessa con il governo di turno con una maggioranza assoluta che
sempre sentenziava a favore dello stesso governo. Perciò la corruzione va
associata al tema dell’impunità. Ogni reato che rimane senza pena prepara il
nuovo che, certe volte, è più pericoloso. L’impunità è un problema generale
dell’America Latina. Non voglio dare nomi, ma diversi presidenti con una
corruzione manifesta, sono riapparsi sulla scena politica come se nulla fosse
successo.
6)
PNL Pro – Capite
7)
CRESCITA
DEMOGRAFICA - Benché la densità media sia di 22 abitanti per km², la
popolazione sudamericana è oggi concentrata negli agglomerati urbani (79% della
popolazione) e la metà dei paesi presenta una densità demografica inferiore ai
20 abitanti per km². Poco meno del 50% della popolazione vive in Brasile; oltre
un quinto risiede in Colombia, Venezuela ed Ecuador. L’incremento demografico
naturale e le migrazioni dalle aree periferiche hanno determinato una crescita
della popolazione urbana superiore al 4% annuo. In Argentina, Cile e Uruguay,
il tasso di crescita demografica urbana è rallentato, ma nelle regioni centrali
e settentrionali le città continuano ad attrarre centinaia di migliaia di
persone ogni anno.
(massimo coltrinari)
info e contatti per emeil ricerca23@libero.it
sabato 1 giugno 2013
Parametri I America Latina: Conflitti, Rifugiati, Disocupazione, Sfruttamento Materie Strategiche, Area Geografica
1)
CONFLITTI
- In Colombia va avanti da più di quarant’anni una lotta per il potere tra il
governo e dei movimenti rivoluzionari d’ispirazione marxista e socialista – tra
cui le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) e l’Esercito di
liberazione nazionale (Eln) – che si oppongono allo sfruttamento delle
ricchezze del paese da parte delle multinazionali statunitensi. Dall’inizio
degli anni Ottanta, sono presenti anche dei gruppi paramilitari di estrema
destra – tra cui le Autodifese unite della Colombia (Auc) – che difendono gli
interessi dei grandi proprietari terrieri, che si sono scontrati di volta in
volta con le Farc o l’esercito governativo. Dagli anni Novanta i conflitti nel
paese sono alimentati anche dagli interessi del narcotraffico. I combattimenti
hanno visto una tregua tra il 1998 e il 2002, quando il presidente Andrés
Pastrana ha avviato una politica di dialogo con le Farc. Ma il processo di pace
è naufragato e, da allora, la repressione del governo – che riceve miliardi di
dollari dagli Stati Uniti per la lotta al narcotraffico – si è inasprita. Nel
2003 i gruppi paramilitari sono invece scesi a patti con il governo ed è in
atto un programma di disarmo. Dal 1964, gli scontri in Colombia hanno fatto
300mila vittime e costretto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalle
zone dei combattimenti.
2)
PAESI
LIMITROFI IN CONFLITTO - La strategia di "spalmare" la guerra
colombiana sui paesi vicini (Venezuela, Ecuador e Brasile) cercando di destabilizzarli
se non si adattano alla strategia tracciata dal Plan Colombia incontra
crescenti difficoltà. Dal 2000 si sono registrate rivolte che hanno provocato
la caduta del governo in Argentina (dicembre 2001), Bolivia (ottobre 2003 [e
giugno 2005, N.d.T]) ed Ecuador (aprile 2005), oltre alle mobilitazioni
popolari che hanno sconfitto il colpo di stato contro Chàvez in Venezuela
(aprile 2002) e alla vittoria del referendum di conferma del suo mandato
(agosto 2004).
3)
RIFUGIATI
- Lo scenario di questa regione è l’immigrazione verso il Venezuela,
l’emigrazione di colombiani e gli sfollamenti interni (Martínez, 1998). Questa
regione è segnata da conflitti, traffici di droga e sfollamenti interni dovuti
alla violenza della guerriglia e i paramilitari, come è il caso della Colombia,
e in passato di Ecuador e Perù.
4)
DISOCCUPAZIONE
- Nel mercato del lavoro ed ai servizi ad esso collegati. Anche la proporzione
di disuguaglianza salariale attribuibile a questo mercato è cresciuta negli
anni Novanta; il tasso di disoccupazione era molto più alto alla fine degli
anni ’90 rispetto all’inizio della decada, e tale disoccupazione ha colpito
soprattutto i giovani e le donne. L’occupazione nel settore informale è invece
cresciuta dell’8% tra il 1990 ed il 2001; circa il 70% dei nuovi occupati
ingrossano le fila di questo settore. Gli aumenti salariali sono stati
bassissimi, anche a causa dei bassi livelli di scolarità e sicuramente allo
scarso potere di negoziazione da parte dei lavoratori e dei sindacati. La
copertura medica e le pensioni sono diminuite progressivamente, così come i
servizi sociali pubblici essenziali come l’erogazione di acqua o elettricità,
che hanno dovuto subire costosissimi piani di privatizzazione.
5)
SFRUTTAMENTO
DEL PETROLIO/ORO/DIAMANTI - Importante mercato per i biocombustibili, le cifre
multimilionarie in investimento e commercializzazione di questi prodotti e le
strategie politiche di Chávez, Lula, Evo e Kirchner hanno conquistato le scene
internazionali nelle ultime settimane. E nell'affare dell'energia in questa
regione del continente americano ci sono due poderosi fronti in cui gli
interessi politici sono altrettanto importanti (o più) degli interessi
economici. Un fronte è rappresentato dai paesi associati intorno all'affare del
petrolio e del gas naturale (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Ecuador,
Uruguay e Venezuela). L'altro, ancora emergente, si presenta come l'alternativa
energetica ed ha già molti detrattori; mi riferisco ai biocombustibili e al
loro principale referente, il Brasile.
6)
AREA
GEOGRAFICA - Dell'America meridionale fanno parte 13 Stati. Quasi metà della
superficie è data dal Brasile, segue l'Argentina. L'altitudine media del
continente è di 590 metri ,
ma tutta la parte occidentale è attraversata da nord a sud dalla catena montuosa
delle Ande. Le coste sono piuttosto uniformi con poche isole e insenature, se
si eccettua l'estrema parte meridionale. Non vi sono grandi laghi, ma è
presente il Rio delle Amazzoni, il fiume con più ampio bacino idrografico della
Terra. Il clima varia da tropicale ad equatoriale e temperato nel Sud e nei
Paesi Andini, fino agli influssi polari della Terra del Fuoco.
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